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A cura di Ferruccio Bovio
Siamo così arrivati alla terza esecuzione di un orso nella provincia di Trento, in meno di 10 mesi. Infatti, nella notte tra sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre, la guardia forestale locale ha abbattuto anche l’esemplare denominato “M91”, un maschio di circa due anni, colpevole di aver seguito una persona nelle vicinanze di Molveno e di essersi introdotto più volte nei centri abitati. Francamente, per quanto storicamente il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugazzi, non abbia mai fatto molto per smentire l’immagine di “grilletto facile” che gli è stata affibbiata dai movimenti animalisti, questa sua decisione di condannare a morte un animale – che non ha nemmeno tentato di graffiare qualche incauto viandante – ci sembra alquanto esagerata.
E come noi la pensa, senz’altro, anche la presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente, Michela Brambilla, che, non a caso, ha parlato di “ossessione dei politici trentini per gli orsi”. Brambilla (che, tra l’altro, è anche prima firmataria della legge che da lei prende il nome e che, finalmente, aumenta le sanzioni per chi maltratta o uccide gli animali), giudica, inoltre, assolutamente inaccettabile il fatto che, “ancora una volta”, Fugatti abbia agito di imperio, abbattendo l’orso poche ore dopo l’emissione del decreto di condanna a morte, per impedire alle associazioni animaliste di presentare, in tempo utile, un ricorso al TAR. Per questo motivo, la battagliera parlamentare lombarda non intende affatto lasciar cadere la cosa nel nulla e preannuncia, anzi, di voler procedere con tutte le azioni possibili in sede giudiziaria.
È chiaro a tutti come la tutela del quieto vivere urbano debba costituire uno degli obbiettivi primari per qualsiasi amministratore pubblico: tuttavia nutriamo serissimi dubbi sul fatto che, in questi casi, l’unico metodo per garantire la sicurezza delle persone risieda nella frettolosa uccisione degli animali selvatici. Ci domandiamo, ad esempio, per quali ragioni non ci capiti mai di leggere di aggressioni o di danneggiamenti da attribuirsi agli orsi che popolano gli Appennini: non sarà che, magari, l’installazione di cassonetti dell’immondizia anti – orso, la creazione di aree protette, i corridoi faunistici ed un’adeguata segnaletica, alla fine a qualcosa servano per davvero?
Credits Foto: Pexels
3 Dicembre 2024
Scritto da: Giornale Radio
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