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A cura di Ferruccio Bovio
Sono iniziate ad arrivare a Bruxelles le prime richieste di autorizzazione al commercio per i cosiddetti “cibi artificiali”: quelli che cioè, vengono realizzati in laboratorio. Se i prodotti supereranno i controlli di validità da parte della Commissione europea, i loro dossier saranno inoltrati all’ EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) per essere sottoposti ad una attenta valutazione del rischio, che dovrebbe durare circa un anno e mezzo. Precisiamo che, allo stato attuale delle cose, la Commissione UE non ancora autorizzato alcuna immissione sul mercato di carni o pesci ottenuti in laboratorio. Tuttavia, la sola ipotesi che ciò possa accadere ha messo in allarme alcune organizzazioni del settore agroalimentare, secondo le quali le linee guida seguite dall’EFSA – in relazione a questi “novel food”- sarebbero del tutto inadeguate: la Coldiretti, ad esempio, ritiene che, per essere credibili, i criteri di valutazione applicati per questi prodotti andrebbero assimilati a quelli che, solitamente, vengono adottati per i medicinali.
Altrimenti, in assenza di studi approfonditi, a essere messa a rischio potrebbe seriamente risultare anche la nostra stessa salute. E si tratta di argomentazioni che, ovviamente, sono degne della massima considerazione e, quindi, giustificano i più accurati esami scientifici. Tuttavia, se ogni dubbio in merito ai cibi artificiali venisse fugato, si aprirebbero nuove e importantissime frontiere per quanto riguarda i rapporti tra l’uomo e la natura e, segnatamente, l’universo degli animali. E tanto per chiarire meglio quello di cui stiamo parlando, bisogna sapere che la carne coltivata viene prodotta estraendo – da animali vivi – delle cellule staminali che vengono poi coltivate in un liquido in cui si nutrono e si moltiplicano, fino a creare grasso e tessuti muscolari e, quindi, in altre parole, carne. In sostanza, la tecnica usata è la stessa cui si ricorre per la rigenerazione dei tessuti umani, come per la pelle dei grandi ustionati.
Pertanto, va da sé che un grande salto di qualità consentito da questo innovativo metodo di produzione alimentare, sarebbe – soprattutto a livello etico – quello di porre fine, almeno in prospettiva, allo sfruttamento ed all’uccisione di milioni di animali. Sembra quasi incredibile, ma si calcola che da una sola cellula coltivata in laboratorio si possano ottenere addirittura diecimila chili di carne in neanche un mese, senza che nessun essere senziente debba essere sacrificato… Pertanto, se da un lato è certamente opportuno non lasciarsi travolgere da troppo facili entusiasmi che poi, magari, saranno pure smentiti dagli stessi analisti dell’ESFA, dall’altro è però anche difficile resistere alla tentazione di innamorarsi di un progetto dal quale – se davvero concretizzato – potrebbe, finalmente, nascere un mondo depurato da certe crudeltà che lo hanno segnato sin dalla notte dei tempi, per lasciare, invece, spazio all’avvento di un’era di più equilibrata e rispettosa armonia con i nostri fratelli animali. E voi, amici ascoltatori, cosa ne pensate? Siete pronti a portarvi in tavola un hamburger nato in laboratorio?
Credits Foto: Grok
28 Gennaio 2025
Scritto da: Redazione
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