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A cura di Ferruccio Bovio
Abbiamo letto, in questi giorni, della maestra d’asilo (impiegata presso un istituto cattolico in provincia di Treviso), che è stata sospesa dall’insegnamento a causa della sua propensione a mettere a frutto i pregi della sua avvenenza fisica, pubblicando immagini “osè” di se stessa sulla piattaforma OnlyFans. Un nuovo social, in forte espansione e che consente a chiunque di esporre i propri contenuti (anche – e soprattutto – di carattere sessuale), facendoli circolare, gratis o a pagamento. Da una sbirciata su internet, apprendiamo che il suo fatturato si avvicina oggi ai 7 miliardi di euro, che gli “inserzionisti” sono diversi milioni (in particolare donne) e che i fruitori finali dei video e delle foto superano i 300 milioni (e sono essenzialmente maschi).
La maestra finita nell’occhio del ciclone argomenta a proprio favore sostenendo, da un lato – in maniera forse un po’ tanto narcisistica – che il suo corpo è talmente bello che è giusto che chi vuole vederlo paghi una sorta di biglietto di ingresso, ma dall’altro, non manca neanche di sottolineare – da attenta contabile – come queste opportunità, offerte da Onlyfans, le abbiano pure permesso di guadagnare, in un solo pomeriggio, quello che normalmente guadagna in un mese, insegnando le filastrocche ai bambini di cinque anni…Stando alle reazioni (rilevate sui social) che questo caso ha suscitato nell’opinione pubblica, osserviamo la presenza di una minoranza (di un 1 commento su 4) che si dichiara indignata o, comunque, fortemente perplessa, poiché un’educatrice dovrebbe essere un esempio e, pertanto, chi posta certe immagini su OnlyFans non è certo una persona indicata per fare la maestra d’asilo. Accanto ad essa si registra però, anche l’opinione di una maggioranza (tre su quattro) che, invece, giustifica le scelte dell’insegnante, affermando che, dal momento che il suo lavoro era sempre stato apprezzato (sia dai colleghi, che dalle famiglie dei piccoli allievi), non si capisce perché – al di fuori dell’orario scolastico – non potesse inventarsi qualcosa di utile per incrementare il suo modesto stipendio che sarebbe, anzi, il vero aspetto immorale di tutta questa storia.
Pertanto, a giudicare, da quanto ci rivelano queste percentuali di opinioni che alcuni sociologi hanno tratto dalla lettura dei social, se ne potrebbe dedurre che, in Italia, stentino ancora sul serio a prendere campo certi orientamenti politici e culturali, tipici di un femminismo tradizionalmente più rigoroso nel denunciare fenomeni sociali come la prostituzione, la pornografia o il recentissimo sexting. Al contrario, sembrano, invece, imporsi concezioni molto più in sintonia con una mentalità pragmaticamente affaristica, secondo la quale le donne fanno assolutamente bene a valorizzare al massimo – e, quindi, anche economicamente – il loro fascino ed il loro aspetto fisico. E voi, amici ascoltatori, cosa ne pensate? Deve tornare subito in classe e tra i suoi bambini la bella maestra di Treviso?
26 Marzo 2025
Scritto da: Redazione
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