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today31 Ottobre 2023 4
A cura di Daniele Biacchessi
Chissà cosa avrebbero pensato i membri dell’Assemblea Costituente della proposta di Riforma elettorale dell’attuale maggioranza, leader politici che provenivano da tradizioni e culture differenti, anche opposte, come il democristiano Alcide De Gasperi, il comunista Umberto Terracini, il socialdemocratico Giuseppe Saragat, il socialista Pietro Nenni. La riforma costituzionale presentata in queste ore dal ministro Casellati non contiene purtroppo lo spirito dell’Assemblea Costituente, dei valori alti del Bene comune. E’ una riforma calibrata sugli obiettivi di una parte politica, il centrodestra. Prova a cambiare la Costituzione inserendo nel provvedimento le battaglie di Giorgia Meloni e dei suoi alleati. C’è tutto e il suo contrario: l’elezione diretta del premier, cosa diversa dal presidenzialismo promesso prima del voto del 2022), la travagliata norma anti-ribaltoni, lo stop ai governi tecnici e il no alla nomina dei nuovi senatori a vita. I nuovi costituenti, diciamo così, sono quelli che in una riunione di pochi minuti hanno trovato ieri l’accordo sulla riforma: Meloni, Salvini, Tajani, i ministri Casellati e Ciriani, i sottosegretari Mantovano e Fazzolari, nulla di più. La normativa ridimensiona nei fatti i poteri del Quirinale. Il presidente del Consiglio è eletto a suffragio universale e diretto per cinque anni, ed è espressione di una o più liste collegate. La lista o la coalizione che sostiene il candidato presidente vincente ha diritto al 55 per cento dei seggi. Il resto è rimesso a una legge elettorale che garantirebbe sulla carta “rappresentatività e governabilità”, anche se al momento non viene indicata una soglia minima, e potrebbe preludere all’elezione di un premier anche con un consenso inferiore alla metà dei votanti. La bozza di questo “premierato all’italiana” è rivedibile, e rimane sotto il giudizio del Quirinale, ma se dovesse passare così com’è oggi, la nostra Costituzione diventerebbe carta straccia.
“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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Scritto da: Giornale Radio
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