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I segreti di Matteo Messina Denaro | 25/09/2023 | Il Corsivo

today25 Settembre 2023

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A cura di Daniele Biacchessi

Cosa si porta nella tomba Matteo Messina Denaro, morto dopo una lunga malattia? Quali segreti custodiva l’ultimo boss di Cosa nostra che non aveva dato alcun cenno di pentimento? Denaro era riuscito a restare latitante per trent’anni, nonostante dovesse scontare numerosi ergastoli: era fra i mandanti delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, delle bombe di Firenze, Roma e Milano. Era stato ritenuto responsabile dai tribunali anche per il sequestro e l’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del collaboratore che per primo svelò i segreti della strage di Capaci, e del delitto dell’agente della polizia penitenziaria Giuseppe Montalto. Matteo Messina Denaro era uno dei fedelissimi di Salvatore Riina, assieme a Giuseppe Graviano componente della “Super cosa” costituita dal capo dei capi di Cosa nostra per portare avanti la stagione delle stragi. Dunque aveva avuto un ruolo decisionale di primo piano nell’attacco al cuore dello Stato da parte della mafia. Poiché la sua latitanza è durata trent’anni ci si chiede chi ha potuto coprirlo sul piano logistico, al di là della rete di amicizie e parentele che lo avevano protetto per lungo tempo. A Campobello di Mazara, doveva fissato il suo covo, era visibile a molti: andava anche al ristorante e di tanto in tanto pure a giocare ai videopoker. La svolta nell’indagine è avvenuta il 6 dicembre, quando i carabinieri del Ros sono entrati nell’abitazione di Rosalia Messina Denaro, a Castelvetrano, e nel piede cavo di una sedia, dove volevano installare una microspia, hanno trovato un biglietto con il diario clinico di un malato di tumore. Le ricerche nella banca dati del ministero della Salute hanno portato a una persona in particolare, Andrea Bonafede, geometra di Campobello, nipote dello storico boss del paese, fedelissimo dei Messina Denaro. Il 16 gennaio, il geometra Bonafede aveva una seduta di chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo. Ma non si presentò lui, piuttosto il padrino latitante, che venne arrestato.

“Il Corsivo” a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell’angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca.
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