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Il fuoco dell’identità religiosa | 10/07/2023 | Il Corsivo

today10 Luglio 2023 7

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A cura di Ferruccio Bovio

Recentemente, commentando la XVI edizione del Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo, Giorgia Meloni ha detto che è “profondamente sbagliato pensare che per accogliere l’altro si debba negare la propria identità, compresa l’identità religiosa”. Parole che la nostra premier ha pronunciato praticamente nelle stesse ore in cui la Francia veniva sconvolta da un’ondata di violente sommosse che, questa volta, non scaturivano più dalle tradizionali contrapposizioni economiche – come, tanto per chiarire meglio, era avvenuto, la scorsa primavera, sul fronte delle pensioni – ma rappresentavano, invece, il divampare (neanche tanto improvviso) di un fuoco che ardeva già da anni nelle pieghe della società transalpina. E stiamo parlando delle difficoltà che il Paese incontra nel tentativo di armonizzare la contestuale presenza, sul suo territorio, di identità etniche che non si parlano (e spesso non si sopportano) tra di loro. Appare, dunque, in tutta evidenza, la crisi del modello di integrazione sociale francese, fondato essenzialmente su valori laici, nei quali però, una massa crescente di cittadini – francesi di nazionalità, ma non di origine – rifiuta oggi di riconoscersi.

Si tratta di un problema che, al momento, coinvolge soprattutto le nazioni che hanno avuto importanti trascorsi coloniali (come, appunto, la Francia o il Belgio), ma che, in prospettiva, è destinato a riguardarci tutti da vicino: da qui discende la inderogabile necessità di procedere ad approfondite riflessioni sulla validità delle politiche di accoglienza ed integrazione finora realizzate dagli Stati europei. Serve a qualcosa, ad esempio, mandare nel dimenticatoio – come spesso abbiamo fatto noi in Italia – comportamenti e simboli tradizionali religiosi per non turbare la sensibilità culturale di chi non li condivide? Può essere veramente utile, al fine di facilitare i rapporti tra bambini di origini diverse, bandire l’usanza di preparare un presepio nelle scuole? Davvero basta mostrarsi più amiconi e arrendevoli per scongiurare il ripetersi di episodi come quelli di Nanterre e di altre città d’Oltralpe?

Cerchiamo, innanzitutto, di non perdere di vista il fatto che il conflitto, che sta creando enormi problemi di ordine pubblico al presidente Macron, non si basa più sulle storiche contrapposizioni di classe (che assumono in questa circostanza una dimensione di sostanziale contorno), ma affonda, invece, le sue radici in un gravissimo disagio esistenziale dovuto alla quasi impossibilità di conciliare modelli culturali che, forse, sono addirittura incompatibili. I giovani delle banlieus rivendicano per se stessi il rispetto identitario e pretendono, di conseguenza, trattamenti ritagliati su misura per le proprie esigenze: ed in uno scenario di questo tipo, lo strumento più spontaneo ed immediato di cui essi dispongono per proclamare il proprio antagonismo sociale è quello rappresentato dalla religione. Ma se la contrapposizione si manifesta a livello religioso, allora dobbiamo ammettere che le nostre democrazie partono svantaggiate, poiché le società laiche europee, da molto tempo, hanno cessato di fornire, alle proprie popolazioni, delle forti motivazioni di adesione ideologica. Le religioni sono, invece, molto più unificanti ed offrono ai loro fedeli un ideale mistico su cui modellare la propria vita: e purtroppo, la storia insegna che chi sposa sul serio un determinato credo, ben difficilmente è disposto a riconoscere pari dignità a discipline come scienza e filosofia che si occupano, invece, prevalentemente della sfera umana.

Scritto da: Giornale Radio

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