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Il caso D’Alema tra moralismi inconcludenti e complesse realtà commerciali | 08/06/2023 | Il Corsivo

today8 Giugno 2023 9

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A cura di Ferruccio Bovio

Come è ormai noto, la Procura di Napoli ha incaricato la Digos del capoluogo campano di effettuare una serie di perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici romani di Massimo D’Alema, di Alessandro Profumo (già amministratore delegato di Leonardo), di Giuseppe Giordo, ex direttore del settore Navi di Fincantieri e di Gherardo Gardo, commercialista di D’Alema.

Le indagini riguardano una complessa operazione di compravendita di navi ed aerei, per la quale le due eccellenze industriali italiane erano in trattativa con il Governo colombiano.

A tutti e quattro i personaggi viene contestato il reato di corruzione internazionale aggravata, dal momento che, per chiudere i contratti, avrebbero agito con il supporto di una organizzazione criminale presente ed attiva in diversi Stati, tra cui Italia, Usa e, appunto, Colombia. In particolare, secondo gli inquirenti, i soggetti indagati si sarebbero a vario titolo adoperati per promuovere la vendita al governo della Colombia di aerei M 346 (prodotti da Leonardo) e di piccoli sommergibili della Fincantieri, per un valore economico complessivo di circa 4 miliardi di euro. E per raggiungere tali obbiettivi contrattuali, D’Alema e gli altri indagati avrebbero offerto corrispettivi illeciti per 80 milioni di euro.

Non è però sui contenuti dell’indagine che intendiamo fermare la nostra attenzione, quanto sui commenti che abbiamo cominciato a registrare sui media.

A parte certa stampa di destra alla quale, probabilmente, non sembra neanche vero di poter raccontare di un “Baffino” finito finalmente nei guai (e di poter anche scrivere oggi di un “Cartello D’Alema”), ad emergere c’è poi anche tutto l’imbarazzo di una certa opinione di sinistra, secondo la quale l’ex presidente del Consiglio – anche nel caso in cui dovesse alla fine risultare innocente – avrebbe, comunque, varcato la soglia di ciò che può essere opportuno o morale per un capo politico della sinistra. Insomma, D’Alema, con la sua attività di mediatore d’affari internazionali, avrebbe fatto un qualche cosa che non è di sinistra e che contrasta con quello che, nell’immaginario collettivo del popolo di sinistra, deve essere il comportamento non solo pubblico, ma anche privato di un suo leader. Il tutto, con buona pace di Nanni Moretti che, già trent’anni fa, implorava “D’Alema, dì qualcosa di sinistra !”.

Ora però, da tempo D’Alema non occupa più incarichi di partito ufficiali ed è, quindi, (almeno si spera) libero di curare i suoi interessi come meglio crede: se poi questi coincidono – guarda caso – con quelli nazionali bisognerebbe, forse, andare un po’ più cauti prima di esprimere giudizi affrettati. Che cosa leggeremmo, infatti, sui nostri giornali se Società fondamentali per l’ economia italiana come Leonardo e Fincantieri, dovessero malauguratamente andare in crisi e si vedessero costrette a lasciare a casa del personale o a battere cassa presso lo Stato?

C’è poco da dire, per crescere bisogna vendere e, purtroppo, non sempre l’acquirente è una trasparente socialdemocrazia scandinava…Spesso e volentieri sono, invece, Paesi nei quali, se non sei disposto a venire incontro a qualche particolare richiesta locale, puoi anche fare a meno di iniziare il discorso.

Scritto da: Giornale Radio

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