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A cura di Ferruccio Bovio
Sul sito della Camera dei Deputati si legge testualmente che il “controllo concomitante” della Corte dei Conti può essere chiesto dalle Commissioni parlamentari al fine di “intervenire in itinere durante l’attuazione di un piano, programma o progetto, esercitando un’azione acceleratoria e propulsiva dell’azione amministrativa e assicurando, al contempo, il corretto impiego delle risorse rimesse alla gestione pubblica”. Alla luce di queste parole, la decisione della maggioranza di governo di presentare due emendamenti al decreto sulla Pubblica Amministrazione per prolungare, da un lato, di un anno il cosiddetto “scudo erariale” (che limita la responsabilità contabile di amministratori e dipendenti pubblici ai soli casi di dolo e colpa grave) e per esautorare, dall’altro, la Corte dei Conti dalla vigilanza sul Pnrr – abolendo appunto il controllo concomitante dei giudici contabili sull’ utilizzo dei fondi del Piano – sembrerebbe giustificare pienamente la risentita reazione del presidente dei senatori del PD, Francesco Boccia, il quale, a questo proposito, ha parlato di un emendamento “vergognoso ed inaccettabile”. Vergognoso perché sottrae alla Corte la verifica sull’uso dei fondi Pnrr e inaccettabile perché limita le prerogative del Parlamento in una misura che – sempre secondo Boccia – “non è sopportabile”.
Tuttavia, considerato il travagliato momento di incertezze che il Paese sta vivendo proprio in merito alle destinazioni dei fondi europei, vale forse anche la pena di leggere, nell’orientamento dell’esecutivo Meloni, un pragmatico tentativo di porre il Pnrr al riparo dalle insidie di un meccanismo burocratico lento e contorto che, di fatto, ha fino ad ora rischiato di compromettere la grande opportunità che l’Unione Europea ci ha concesso, mettendo a nostra disposizione addirittura 190 miliardi. Naturalmente, quando parliamo di lungaggini burocratiche, ci riferiamo ad un fenomeno ben più esteso e complesso dei controlli concomitanti della Corte che ne costituiscono soltanto una delle tante possibili componenti, ma ci pare francamente eccessivo individuare, nella posizione assunta dal Governo, un pericoloso passaggio che condurrebbe verso una gestione sempre più autoritaria del nostro Paese. E se il sottrarre il Pnrr al controllo concomitante della Corte dei Conti non fosse affatto una banalissima ripicca nei confronti di alcune critiche espresse recentemente dalla magistratura contabile nei confronti di Palazzo Chigi, ma rappresentasse, invece, un primo segnale di quell’ inversione di tendenza semplificatrice di cui, da tanto tempo, in Italia si avverte il bisogno? E se fosse proprio questa l’ultima carta rimastaci da giocare per evitare che il nostro Pnrr finisca imperdonabilmente per naufragare nelle acque paludose dei cavilli contabili e amministrativi?
Scritto da: Giornale Radio
today6 Novembre 2024 13319 8
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