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today28 Marzo 2023 2
A cura di Daniele Biacchessi
In Israele, la protesta costringe il presidente Benjamin Netanyahu a posticipare la controversa riforma del sistema giudiziario fino alla prossima sessione della Knesset, dopo la Pasqua ebraica, in nome della “responsabilità nazionale” e per evitare “una guerra civile”, lasciando comunque la legge sul tavolo, invitando al dialogo l’opposizione per “gli aggiustamenti” necessari. In queste settimane l’onda d’urto dei movimenti di piazza è stata impressionante. Solo ieri, si sono fermati i lavoratori portuali, ospedalieri, gli studenti universitari, sono rimasti chiusi i centri commerciali. Perfino Histadrùt, il maggiore sindacato israeliano, ha dato indicazione di scioperare a tutti i dipendenti governativi, incluse le missioni diplomatiche israeliane nel mondo. La Knesset, il parlamento israeliano, si era trasformato ormai da giorni in un fortino assediato dai manifestanti. La destra aveva chiesto la linea dura (nessun arretramento sulla riforma da parte del Governo), ma Netanyahu è stato travolto dalla piazza. Ma cosa è accaduto davvero in Israele? Come sostiene lo scrittore David Grossman “per salvare se stesso Netanyahu voleva portare Israele sull’orlo della dittatura”. E’ proprio così. Il progetto legislativo del ministro della Giustizia Yariv Levin, del presidente del Comitato per la Costituzione, il Diritto e la Giustizia Simcha Rothman e di Benjamin Netanyahu, è fuori da ogni logica costituzionale. Non si tratta di modifiche al sistema esistente, ma un’alterazione totale del Dna del Paese, la revoca dello Stato di diritto in Israele: la magistratura sarebbe subordinata alla Knesset e al governo e i nuovi giudici sarebbero nominati dai politici. La verità è che Netanyahu è coinvolto in un procedimento legale, essendo stato accusato di corruzione, frode e abuso di potere. Ha dimostrato di essere disposto e capace di fare tutto ciò che è in suo potere per alterare l’intero sistema giudiziario per evitare di finire in prigione, ma al momento ha vinto la mobilitazione di una moltitudine di persone, fino a poche settimane fa definite anti patriottiche, che sono riuscite ad evitare nuove barbarie istituzionali attraverso una riforma giudiziaria dai contorni costituzionali preoccupanti.
Scritto da: Giornale Radio
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