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A cura di Ferruccio Bovio
Alla cena che due sere fa ha visto riunirsi intorno allo stesso tavolo parigino il presidente Macron ed il cancelliere Scholz con l’ospite d’onore Volodymyr Zelensky, non è stata – come è noto – invitata Giorgia Meloni e con lei il nostro Paese. Probabilmente, Parigi e Berlino hanno inteso ribadire, dinanzi al resto del mondo, il loro ruolo di interlocutori privilegiati con l’ormai mitico presidente ucraino: d’altra parte, nei giorni scorsi, Francia e Germania avevano già inviato – in piena autonomia dal resto dell’Europa – i loro ministri dell’Economia negli Stati Uniti per perorare le cause delle rispettive produzioni, di fronte alla minaccia costituita dal gigantesco piano di aiuti che l’Amministrazione Biden ha appena varato a favore delle famiglie e delle imprese americane.
Tuttavia, ad indispettirci un po’, se vogliamo essere sinceri fino in fondo, non è stato tanto il comportamento – del resto legittimo – dei nostri due maggiori partners europei, quanto l’atteggiamento di Zelensky che ha accettato al volo l’invito all’Eliseo, incurante del fatto che al summit non fossero stati convocati anche altri Paesi dell’UE, che pure sostengono il suo governo almeno quanto Francia e Germania. L’Italia, ad esempio, sotto la guida di Mario Draghi, a soli quattro giorni dall’invasione russa, fu tra le prime nazioni a deliberare un piano di aiuti urgenti. Poi, entrambi gli esecutivi di Roma che si sono succeduti negli ultimi dodici mesi non hanno mai centellinato il proprio sostegno a Kiev, collocando stabilmente l’Italia ai primi posti tra gli Stati che, anche a prezzo di pesantissimi sacrifici economici per i propri cittadini, hanno contribuito maggiormente alla sopravvivenza stessa dell’Ucraina. Sinceramente, ci parrebbe molto strano se il leader ucraino si fosse già scordato del fatto che ha dovuto implorare, per un anno intero, il governo tedesco affinché concedesse il nulla osta alla fornitura dei suoi famosi carri armati Leopard…Nel frattempo, i cittadini italiani assistevano ad un forte ridimensionamento delle proprie disponibilità finanziarie, dovuto anche al loro solidale coinvolgimento nella campagna di sanzioni internazionali rivolte all’economia russa. Certo, i nostri problemi sono oggi ben poca cosa rispetto a quelli di chi vive sotto il tiro dei missili e dei cannoni di Mosca, però ci terremmo a ricordare, garbatamente, a Zelensky che Palazzo Chigi, nella manovra di bilancio di fine anno, non ha potuto fare altro che destinare i due terzi delle sue disponibilità al sostegno di famiglie e imprese inguaiate dalla crisi energetica. Tutto denaro che, se fosse stato un Paese cinico, l’Italia avrebbe potuto investire in riforme e sviluppo.
Invece, chissà perché (forse perché non ha potuto parlare a Sanremo?) Zelensky, anche al vertice di giovedì a Bruxelles, ha snobbato la nostra premier, evitando di riservarle un po’ del suo tempo prezioso per un colloquio diretto che sarebbe stato più che giustificato.
Insomma, caro Zelensky, l’amicizia – almeno secondo noi – non conosce classificazioni di serie A e di serie B.
Scritto da: Giornale Radio
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