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Il caso Cospito, il 41 bis e l’accanimento dello Stato | 31/01/2023 | Il Corsivo

today31 Gennaio 2023 2

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A cura di Daniele Biacchessi

L’anarchico Alfredo Cospito è in sciopero della fame da 103 giorni. Protesta contro il suo stato di detenzione, il 41 bis, il regime di carcere duro affibbiato a terroristi e mafiosi. Ha lasciato Sassari, il luogo dove era rinchiuso da tempo, e ora si trova ad Opera. La scelta del Dap è frutto delle verifiche mediche sollecitate dalla dottoressa di Cospito Angelica Milia. Dunque si tratta di uno spostamento motivato da ragioni esclusivamente mediche, perché l’isolamento previsto dal 41 bis prosegue. Il centro di reclusione di opera ospita circa 1.300 detenuti, sia comuni, sia con pene di lunga durata, sia in Alta sicurezza, nonché nel reparto per il 41bis. Ha un centro clinico importante con detenuti di lunga degenza, ma può contare anche su un reparto distaccato presso l’ospedale San Paolo di Milano dove ci sono due stanze riservate per il 41bis. Cospito ha perso 40 chili di peso, non sta bene, si trova a “rischio fibrillazione”. La sua detenzione ha provocato proteste durissime nelle ultime settimane e attentati contro diplomatici. Flavio Rossi Albertini, l’avvocato di Cospito, ha chiesto che il suo assistito venga escluso dal 41 bis perché le sue lettere dal carcere non erano indirizzate ad affiliati del Fai. Si devono ora pronunciare la procura di Torino e la procura nazionale antiterrorismo. Nel caso confermassero per Cospito la richiesta di carcere duro il ministro Guardasigilli Carlo Nordio potrà solo firmare il 41 bis. La premier Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia vanno avanti con la linea della fermezza, ma uno Stato che si accanisce su un detenuto che versa in condizioni di salute gravi è già sconfitto, non assolve il suo ruolo. La lotta di Alfredo Cospito ci chiama a ragionare sul senso di umanità e di utilità delle leggi del nostro paese, sull’evidente dismisura tra reato e pena. Per questo l’anarchico è pronto a morire. Non si tratta solo di una vicenda personale o di buonismo, ma di affermare un principio di diritto del detenuto.

Scritto da: Giornale Radio

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