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A cura di Ferruccio Bovio
Mentre da noi si fanno sempre più accese le discussioni in merito all’opportunità di offrire a Volodymyr Zelensky il palco del Festival di Sanremo per consentirgli di lanciare al mondo uno dei suoi ormai più che frequenti appelli di aiuto e solidarietà, resta ben salda, in larga parte dell’Occidente, la convinzione che occorra, comunque, continuare a sostenere l’Ucraina, in tutte le forme ragionevolmente utili ed efficaci. Certamente, non in quelle fantasiose o irresponsabili che, alle volte, sembrano farsi spazio nei “desiderata” di qualche esponente – magari di non primissimo piano – del governo di Kiev. Non ci pare, infatti, possano sussistere dubbi sul fatto che, tra un Paese che aggredisce ed un altro che è aggredito, le democrazie di tutto il pianeta debbano schierarsi in favore di chi subisce l’invasione militare. D’altra parte, il diritto all’autodeterminazione delle nazioni, costituisce una delle pietre portanti sulle quali si sono fondate le moderne società occidentali.
Tuttavia, soprattutto negli ultimissimi tempi, abbiamo avuto l’impressione che qualcuno a Kiev – in merito a richieste ed obbiettivi annunciati – si stia lasciando prendere un po’ troppo la mano da propositi che appaiono poco credibili o che sono, in ogni caso, potenzialmente portatori di danni ancora più funesti di quelli che già stiamo assaporando oggi in Europa. Fa bene, quindi, Biden, a gettare acqua sul fuoco delle pulsioni revansciste ucraine, quando ribadisce che non assisteremo mai ad azioni offensive sul territorio russo. Bisogna, pertanto, che tutti – da Mosca a Kiev – abbiano ben chiaro il fatto che fornire armi e finanziamenti per cercare di garantire maggiori chanches di sopravvivenza e di indipendenza al popolo ucraino, non significa affatto delegargli “in toto” i tempi e le modalità attraverso i quali condurre ed eventualmente finire una guerra. Anche perché non ci pare di ricordare altre situazioni storiche in cui Paesi che siano intervenuti in aiuto di una nazione, abbiano accettato di farlo rinunciando a giocare direttamente un proprio ruolo politico.
Di conseguenza, ci sembra più che opportuno che l’Occidente pretenda di esercitare un controllo rigido quanto basta sull’utilizzo dei mezzi militari che fornisce agli Ucraini.
Venga pure, quindi, Zelensky anche al Teatro Ariston, purchè ci venga nella consapevolezza di essere un importante (forse il più importante) protagonista, ma non il “dominus” assoluto di una crisi gravissima che ci vede ormai tutti coinvolti.
Scritto da: Giornale Radio
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