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today9 Dicembre 2022 16
A cura di Daniele Biacchessi
Si chiamava Mohsen Shekar, 23 anni, un barista con la passione dei videogiochi. Era uno dei tanti ragazzi scesi in piazza in Iran contro il regime di Teheran, in seguito alla morte della 22enne Mahsa Amini. Shekar era stato arrestato lo scorso 25 settembre durante le proteste, poi giustiziato. La sua è la prima sentenza di morte eseguita per un manifestante. Shekari è stato accusato di aver bloccato una strada, di disordini, di aver estratto un’arma con l’intenzione di uccidere nonché di aver ferito intenzionalmente un ufficiale durante il servizio. La magistratura ha detto che l’udienza si è tenuta il 10 novembre e l’imputato ha confessato le sue accuse. La dittatura spietata mostra i muscoli, ma dimostra al mondo intero la sua fragilità strutturale perché quella dei ragazzi iraniani non è una miccia accesa, ma una vera e propria rivoluzione.
Il regime, oltre a usare il pugno duro, starebbe valutando una exit strategy in caso di colpo di stato. La Repubblica islamica avrebbe avviato trattative con i suoi alleati venezuelani per organizzare l’asilo per i funzionari e le loro famiglie nel caso in cui la situazione si aggravasse e aumentasse la possibilità di un cambio repentino dei vertici iraniani. Ma dietro a questo accordo tra Iran e Venezuela c’è dell’altro. Nei giorni scorsi, una petroliera iraniana, con due milioni di barili di petrolio, era arrivata in Venezuela. Negli ultimi mesi Iran e Venezuela, entrambi paesi produttori di petrolio e gas ed entrambi posti sotto sanzioni statunitensi, hanno rafforzato i loro legami ampliando la collaborazione nel settore del greggio e non solo. Il mondo esprime una generica indignazione, ma sono lacrime di coccodrillo. Nelle settimane della mattanza iraniana, con almeno 400 vittime, di cui una sessantina minorenni, la diplomazia internazionale ha messo in campo parole di circostanza, senza mai intervenire nelle sedi istituzionali, senza esprimere con forza una condanna netta, un’azione corale contro uno dei regimi più spietati e reazionari.
Scritto da: Giornale Radio
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