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A cura di Ferruccio Bovio
Per fortuna, la trattativa tra forze dell’ordine e partecipanti al rave party ha prodotto effetti positivi e, di conseguenza, non è stato necessario alcun intervento per sgomberare il capannone occupato da circa tremilacinquecento persone arrivate a Modena da tutta Europa. È bastato spiegare loro che l’edificio era pericolante e che, quindi, per la loro stessa incolumità personale, sarebbe stato meglio abbandonarlo al più presto.
Tutto è bene quello che finisce bene, tuttavia viene spontaneo domandarsi per quale ragione, oramai, questi rave party si tenessero solo in Italia. E la risposta dipende dal fatto che, a quanto sembra, il nostro – almeno fino a ieri – era rimasto, praticamente, l’unico Paese europeo a non essersi ancora dotato di una normativa di contrasto rispetto a tali manifestazioni. D’altra parte, era abbastanza logico che gli organizzatori di questi raduni giovanili – visto che nel resto del Vecchio Continente si vedevano sequestrare i mezzi di trasporto e gli impianti musicali, incorrendo anche in sanzioni per l’occupazione abusiva delle proprietà altrui – finissero, inevitabilmente, per concentrare le loro attenzioni sull’unico Stato che non si era ancora adeguato al resto dell’Europa. Sono ancora vivi i ricordi di quanto avvenne in occasione del Ferragosto 2021, quando, presso il lago di Mezzano (nel Viterbese), circa 8mila ragazzi parteciparono ad un gigantesco rave, occupando 30 ettari di terreno agricolo tra musica, disordini, pesanti danni a persone, animali e cose: anzi, in quelle quattro giornate di irresponsabile follia perse pure la vita un ragazzo di 24 anni. Naturalmente, nessuno si sogna di pensare che queste caotiche adunate debbano essere disperse ricorrendo all’uso del lancia fiamme…però, se ci guardiamo un po’ intorno, scopriamo che, ad esempio, in Gran Bretagna ed in Francia è rispettivamente dal 1994 e dal 2002, che è in vigore una normativa che impedisce di riunirsi senza i permessi necessari e che prevede il sequestro di furgoni, camion e attrezzature. Da noi, invece, in assenza di una legge specifica che disciplinasse la materia, i rave party erano ancora approcciati esclusivamente sulla base del Testo Unico di Pubblica Sicurezza e del Codice Penale. E si tratta di disposizioni che sanzionano, in modo generico, la violazione di proprietà privata, l’allaccio abusivo a luce ed acqua e chi si riunisce senza autorizzazione con finalità di lucro. Il caso di chi, invece, lo faccia per ascoltare musica a tutto volume nelle zone industriali o abbandonate del Paese, almeno fino a ieri, rientrava tranquillamente tra i diritti garantiti dall’art.17 della Costituzione, relativamente alla libertà di riunione senza il permesso del questore. Tuttavia, adesso, con le decisioni prese dal primo Consiglio dei Ministri che si è tenuto ieri, viene introdotto anche in Italia un giro di vite che, oltre a prevedere la reclusione da 3 a 6 anni e le multe da 1.000 a 10.000 euro, comporta anche la procedura d’ufficio “se il fatto è commesso da più di 50 persone allo scopo di organizzare un raduno dal quale possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o per la pubblica incolumità”.
Written by: Giornale Radio
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