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today15 Luglio 2022
A cura di Daniele Biacchessi
In pochi minuti il destino di Mario Draghi si è trasformato da un Presidente del consiglio in carica, poi dimissionario, infine ancora in carica, anche se con una maggioranza a pezzi.
È accaduto che sul Dl Aiuti salta l’ultima ipotesi di mediazione con i Cinque Stelle lanciata dal ministro pentastellato D’Incà, il governo pone la fiducia al Senato e la ottiene con 172 si, 39 contrari, ma i parlamentari del M5s non partecipano alla votazione e creano uno strappo nella maggioranza. Draghi prima va da Mattarella e riferisce che la situazione volge al peggio, poi torna a Palazzo Chigi e poco dopo convoca un rapido Consiglio dei ministri e rassegna le dimissioni, immediatamente respinte dal Capo dello Stato.
Quindi Draghi annuncia che mercoledì 20 si presenterà in Parlamento per comunicazioni. Cosa vuole dire? Significa che Mattarella, come avevamo scritto nell’editoriale di ieri, non intende sciogliere le Camere perché c’è una legge di bilancio da approvare entro fine 2022 come da Costituzione e c’è da terminare il Pnrr. Così Draghi andrà in Parlamento e troverà una maggioranza più ristretta sul piano dei numeri, più debole sotto il profilo politico, ma utile per tirare a campare fino alla fine naturale della legislatura. Resta però l’inconsistenza dei leader dei partiti, impigliati in una prematura campagna elettorale e incapaci di avviare una seria mediazione politica per il Bene Comune. Mattarella e Draghi sostituiscono nei fatti l’assoluta inesistenza della politica.
Credits: Agenzia Fotogramma
Scritto da: Giornale Radio
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