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today10 Giugno 2022
A cura di Ferruccio Bovio
Nel lungo incontro che li ha visti discutere fin oltre la mezzanotte, Mario Draghi ed Emmanuel Macron hanno certamente avuto modo di affrontare svariati argomenti. Alcuni li vedono assumere atteggiamenti non del tutto coincidenti, come, ad esempio, quello inerente l’estensione dell’Unione Europea ai Paesi balcanici su cui il presidente francese è piuttosto cauto, oppure quello che concerne la linea da seguire nella questione ucraina, a proposito della quale il nostro premier – rispetto a Macron – sembra sensibilmente più vicino alle posizioni di Biden e di Boris Johnson.
C’è però un altro tema che, invece, accomuna pienamente le strategie dell’Eliseo e di Palazzo Chigi: e stiamo parlando delle modalità attraverso le quali far uscire il Vecchio Continente dalla crisi energetica. Fin dal vertice straordinario dei Ventisette di Versailles, Draghi e Macron hanno entrambi sostenuto – per la verità senza sollevare particolari entusiasmi tra gli altri partners europei – l’ipotesi di dare vita ad un nuovo Recovery plan: e vale a dire ad un “Repower Eu”, con cui finanziare la nostra autonomia energetica dalla Russia. Oggi, le probabilità di vincere le resistenze dei Paesi nordici non sono certo alte, ma per Parigi e Roma è comunque importante riuscire a porre le basi di un’alleanza aperta a tutti quelli che credono che ai grandi problemi si debbano dare risposte comuni.
Non c’è dubbio sul fatto che, con l’avvento di Draghi alla guida del Governo, la credibilità internazionale ed il peso politico del nostro Paese siano cresciuti in maniera davvero rilevante. L’uscita di scena di Angela Merkel (per ora non adeguatamente sostituita) ha, indubbiamente, nuociuto all’autorevolezza globale della Germania, lasciando così ampio spazio per chi, come Mario Draghi, avesse avuto le carte in regola per candidarsi a svolgere una funzione di primo piano nella leadership dell’Unione Europea.
Peccato che la politica italiana, che pure dovrebbe approfittare di questa situazione positiva e capace di condurre il Bel Paese verso traguardi di prestigio raramente conosciuti in passato, dia, al contrario, l’impressione di essere concentrata prevalentemente su questioni di piccolissimo cabotaggio. L’attenzione dei partiti italiani pare, infatti, al momento pesantemente condizionata dal clima elettorale che li rende rissosi e li spinge ad occuparsi esclusivamente del proprio immediato tornaconto. Il tutto in aperto ed incomprensibile contrasto con quel ruolo globale che Draghi, da par suo, sta invece facendo giocare proprio all’Italia.
Credits: Agenzia Fotogramma
Scritto da: Giornale Radio
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