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La polveriera del Donbass al centro della crisi ucraina | 21/02/2022 | Il Corsivo

today21 Febbraio 2022

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A cura di Daniele Biacchessi 

La situazione nel Donbass precipita e devia l’azione politica verso il conflitto militare. I cittadini delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk sono ormai alla mobilitazione generale. Centinaia di pullman hanno portato oltre confine, sotto la protezione di Mosca, donne, bambini, anziani. Gli uomini in età di leva, sono rimasti a combattere. Sulla linea di separazione si registrano ben 1.500 violazioni del cessate il fuoco, secondo l’Osce. L’Ucraina denuncia due soldati morti e 4 feriti. Il ministro dell’Interno stava rispondendo ai giornalisti sul fronte quando sono caduti dei colpi di mortaio. Dall’altro lato, i separatisti denunciano un civile ucciso.

E in questa tempesta di fuoco, 40mila sono fuggiti dal Donbass e giunti nella regione russa di Rostov. Sono ospitati in 92 centri di accoglienza temporanea, 950 mila i residenti del Donbass hanno richiesto la cittadinanza russa, mentre oltre 770mila l’hanno già ottenuta. Le persone ora continuano a rivolgersi ai servizi di migrazione e a scrivere domande per ottenere la cittadinanza russa. Il Donbass è una polveriera, ma non da oggi.

Nel 2014 gli scontri iniziarono subito perché Kiev, dopo la lezione della Crimea, ha subito tentato di riprendere il controllo di quelle zone. Ma con l’assistenza militare di Mosca, i ribelli hanno sempre resistito, infliggendo a volte pesanti perdite all’esercito regolare. Si calcola che i morti siano stati fino ad oggi almeno 14 mila.

I combattimenti più intensi sono terminati dopo il 2015, quando a Minsk in Bielorussia si raggiunse un’intesa tra ribelli e governo ucraino sotto l’egida di Russia, Germania e Francia. Il ritorno del conflitto nel Donbass dimostra che quegli accordi sono carta straccia e andrebbero riaggiornati.

Credits: Agenzia Fotogramma
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