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Vent’anni fa in Afghanistan l’agguato contro Maria Grazia Cutuli | 19/11/2021 | Il Corsivo

today19 Novembre 2021

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A cura di Daniele Biacchessi 

Afghanistan. 19 novembre 2001, le 5,30 del mattino.

Venti giornalisti e fotoreporter sono a bordo di otto veicoli. Sono taxi, furgoni, fuoristrada, autobus. Il convoglio parte da Jalalabad, al confine con il Pakistan, e si dirige verso la capitale afghana Kabul. Nella prima macchina, una Toyota Corolla, alla guida della colonna, ci sono Maria Grazia Cutuli, 39 anni, del “Corriere della Sera”, lo spagnolo Julio Fuentes di “El Mundo”, l’autista afghano Turyali e il traduttore Muhammad Farooq. Il secondo mezzo trasporta l’australiano Harry Burton e l’afghano Azizullah Haidari, entrambi corrispondenti dell’agenzia “Reuters”, l’autista Ashiquallah e il loro interprete Houmayun. Sulla vettura più vicina viaggiano Wouter Kurpershoev della televisione olandese “Nos” e Pamela Constable del quotidiano americano “Washington Post”. In un’altra sono presenti Jonah Hull e Khaled Kazziha dell’agenzia “Associated Press”. Poco più indietro seguono Eduard Sanjuan, Roser Oliver, Cristina Rivas ed Esther Llauradò della “TV3” catalana di Barcellona.

I reporter a bordo delle sei vetture che precedono quelle di Cutuli, Fuentes, Burton e Haidari, si fermano per riprendere immagini del panorama, fotografare i residuati bellici sovietici sparsi lungo tutta la pista, effettuare i puntamenti dei telefoni satellitari. Il convoglio si frammenta, poi si spezza.

E questa divisione favorisce i piani degli assassini.

Siamo sul passo di Tang i-Abreshum. Poco prima di un piccolo ponte in pietra e cemento, otto uomini armati bloccano le due vetture che trasportano Fuentes, Cutuli, Burton e Haidari.

I giornalisti vengono fatti scendere dai loro fuoristrada. Gli assalitori li obbligano ad allontanarsi dal cammino e li spingono verso un’anfratto, proprio nell’angolo della montagna.

Maria Grazia Cutuli cade a terra, probabilmente colpita da una pietra lanciata da un bandito. Poi il commando uccide i quattro inviati con raffiche di mitra AK 47, il micidiale kalashnikov.

A lei sono dedicate piazze, vie, slarghi, scuole in varie parti del Paese, la “Fondazione Cutuli” che promuove anche il “Premio Internazionale di giornalismo Maria Grazia Cutuli”.

Non è stata dimenticata. La sua memoria resta ancora viva.

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