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A cura di Ferruccio Bovio
Il pugile triestino Michele Broili, 28 anni, l’altra sera è salito sul quadrato, nella sua Città, per il titolo italiano dei pesi Superpiuma, ma bisogna subito dire che l’aspetto sportivo dell’evento è passato decisamente in secondo piano, non appena chi seguiva il match in TV ha cominciato a notare il torace di Broili, completamente ricoperto di tatuaggi riferiti al periodo nazista, compreso il famoso “totenkopf”, che distingueva gli addetti alla custodia dei campi di concentramento tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Nell’ambiente pugilistico le idee politiche estremiste di Broili sono conosciute, ma, a prescindere da quello che può avere in testa questo signore, viene da chiedersi come sia possibile che il Coni consenta ad uno sportivo di qualunque disciplina di presentarsi ad una competizione ufficiale, ostentando sul proprio corpo la presenza di simboli legati ad un passato così tragicamente nefasto. E dire che tutto questo è avvenuto proprio a Trieste, nella città cioè della sciagurata Risiera di San Sabba.
Poche ore dopo la fine dell’incontro, è, tuttavia, arrivata una nota della Federazione Pugilistica Italiana che ha preso le distanze dalla manifestazione ed ha anche annunciato possibili provvedimenti nei confronti di Michele Broili. I tatuaggi inneggianti al nazismo – scrive la Federazione – costituiscono un comportamento inaccettabile e condannato dalla Federazione stessa, la quale è costantemente schierata contro ogni forma di discriminazione o di condotta illecita.
Sulla questione ha voluto dire la sua anche l’allenatore del pugile triestino – tale Denis Conte – il quale ha difeso il suo pupillo a spada tratta, sostenendo che né il CONI, né la Federazione Pugilistica Italiana possono discriminare gli atleti per il proprio”credo” e che, comunque, non esiste alcun regolamento che impedisca a dei professionisti di mettere in mostra i loro tatuaggi.
Nella sua palestra – sostiene Denis Conte – ci si occupa di sport e non di politica e, ad ogni modo, Michele rappresenta un esempio di correttezza: un esempio per tutti i 40 giovani che la frequentano. Non c’è che dire : proprio un bell’esempio…
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Written by: Giornale Radio
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