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A cura di Ferruccio Bovio
Lunedì 13 settembre, il primo giorno di scuola in presenza, dopo un anno e mezzo di lontananza dalle aule e dai banchi, a Milano due quindicenni si sono tolti la vita e una ragazzina di 12 anni ha cercato di farlo, senza fortunatamente riuscirci. Almeno per ora. Le sue condizioni restano, infatti, gravissime ed è ricoverata in rianimazione.
Tutti e tre si sono gettati dalla finestra di casa e questa comune modalità scelta per farla finita, ha indotto la Procura di Milano ad aprire un’indagine a carico di ignoti con l’ipotesi di istigazione al suicidio. Non sarebbe, infatti, la prima volta che, per seguire qualche folle comandamento, ricevuto su qualche chat malata, un giovanissimo finisce per compiere qualche gesto insano che gli costa la vita.
Però, in questi ultimi tre casi, prevale, anche tra gli esperti della materia, l’impressione che le motivazioni che possono avere provocato decisioni così estreme vadano ricercate altrove.
Molti studi sulla pandemia e sulla fase di ritorno a una diversa normalità – rispetto almeno a quella che conoscevamo prima – hanno, infatti, evidenziato che alcuni ragazzi patiscono un altissimo livello di stress, capace di accrescere in loro l’intensità dei problemi emotivi, riuscendo, talvolta, ad indurli persino verso pulsioni suicide.
Le fasi esistenziali più a rischio sono quelle dei cambiamenti più significativi, quali, appunto, possono essere l’abbandono di un gruppo di amici, oppure quelli legati al passaggio da un tipo di studio ad un altro, come, ad esempio, dalle medie alle superiori. La fine della didattica a distanza ed il ritorno a scuola possono, quindi, comportare per i giovani grande incertezza e tante aspettative che, se deluse, rischiano di andare a incidere su fragilità psichiche magari già anche pregresse. Forse per taluni il lockdown non è mai finito e adesso diventa difficile rendersene conto. E se è pur vero che ogni caso fa parte per se stesso, basta, comunque, leggere alcuni dati, comunicati da diverse strutture ospedaliere, per comprendere che siamo, indubbiamente, in presenza di uno stato di profonda sofferenza dei da parte dei giovani. Uno stato caratterizzato da disagi già esistenti e poi, successivamente, amplificati dalla pandemia. L’anno in corso era iniziato con l’allarme suicidi tra i giovani, lanciato dall’ospedale Bambino Gesù di Roma, dove, dopo la prima ondata Covid, era stato registrato un aumento dei ricoveri del 30 % nel reparto di neuropsichiatria. Nel 2011 la stessa struttura pediatrica aveva annoverato 12 ricoveri per attività autolesionistica, mentre nel 2020 il numero è salito addirittura a 300, quindi quasi uno al giorno….
Cerchiamo, pertanto, di dare il dovuto rilievo a queste emergenze che, per certi aspetti, sembrano costituire l’altra faccia della pandemia.
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Written by: Giornale Radio
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