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Il G20 delle Religioni e l’uso della parola “razza” | 15/09/2021 | Il Corsivo

today15 Settembre 2021

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A cura di Ferruccio Bovio

Si è concluso ieri, a Bologna, il “G20 delle Religioni”, al quale hanno preso parte intellettuali ed esponenti di tutte le principali fedi del mondo. Tra i vari temi che sono stati oggetto di seminari, dibattiti e proposte di carattere umanitario, desideriamo segnalarvi l’appello che il forum inter religioso ha lanciato affinché venga cancellata per sempre la parola “razza” dalle Costituzioni e dai codici di tutto il Pianeta.

Si tratta di un argomento sul quale, da tempo, è in corso una discussione in diversi Paesi europei e che parte dal presupposto che l’uso di quel termine, quand’anche sia inserito in un contesto antidiscriminatorio, costituirebbe pur sempre – almeno secondo i fautori della sua eliminazione – una implicita, ma sostanziale ammissione del fatto che, effettivamente, esistono svariate razze umane.

Così deve aver pensato il legislatore francese che, tre anni fa, rivedendo la propria carta costituzionale del 1958, ha eliminato qualsiasi riferimento, sia lessicale, che concettuale all’idea stessa di “razza”. Ed anche la Germania ha, poco tempo dopo, deciso di seguire i Francesi, modificando il proprio testo giuridico fondamentale, precisando che nessuno può essere danneggiato “per motivi razzisti”, là dove, in precedenza, compariva, invece, la formula “per la sua razza”. Pure in Italia, da qualche anno, si è iniziato a discutere sull’opportunità di riscrivere l’art. 3 della nostra Costituzione nella parte in cui, come è noto, recita che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione…” Ovviamente, l’argomento, nel nostro Paese, è reso particolarmente delicato dalla memoria delle Leggi Razziali emanate dal fascismo nel 1938 ed è, pertanto, normale che alla fretta di chi vorrebbe immediatamente escludere la parola “incriminata” dall’articolo 3, si contrappongano ancora le opinioni dei non pochi giuristi che, al contrario, restano invece persuasi che la conservazione, nel testo, del termine “razza” rappresenti una sorta di monito importante, affinché mai più possano ripetersi quegli imperdonabili errori e quelle inconcepibili tragedie.

Certo è però, che del vocabolo “razza e dell’espressione “origine razziale” si fa ancora oggi un largo uso nel nostro sistema normativo, inteso nel suo senso più ampio: se è vero, come uno studio recente della Deloitte Legal ha certificato, che gli atti pubblici vigenti in Italia nei quali figura tranquillamente il concetto di razza sono addirittura 239…

A noi non resta, quindi, che attendere con pazienza che ad accorgersene sia, finalmente, anche la politica.

Ascolta “Il Corsivo”: Ferruccio Bovio in Redazione e Roberto Frangipane in Studio, ogni giorno su www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra app

Written by: Giornale Radio

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