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A cura di Ferruccio Bovio
Saadi Gheddafi, il figlio “calciatore” dell’ex leader libico Muhammar Gheddafi, è stato appena rilasciato da un carcere di Tripoli, dove era rimasto detenuto dal 2014, dopo la sua estradizione dal Niger, il Paese in cui si era rifugiato con una parte del numeroso clan che componeva la famiglia del bizzoso Colonnello ucciso a Sirte nel 2011.
Saadi è tornato in libertà, sia pure in ritardo, grazie ad una sentenza emessa dalla Corte tripolina già alcuni mesi fa. Nell’aprile del 2018 era stato processato e assolto per l’omicidio, avvenuto nel 2005, di un ex giocatore ed allenatore libico, di nome Bachir Rayani. Adesso era in attesa di un nuovo processo per il ruolo svolto nella repressione della rivolta del 2011. In realtà, Saadi non era stato accusato di crimini specifici, ma era pur sempre il terzo figlio del Colonnello ed aveva, pertanto, goduto di tutti gli sfarzosi privilegi messigli a disposizione dal sistema di potere del padre: insomma, quanto basta per aver accumulato invidie e rancori per alcune generazioni…Però, noi in Italia lo ricordiamo, soprattutto, per il suo immenso sogno di sfondare, nel calcio italiano, anche a livello di Serie A.
L’effervescente patron del Perugia, Luciano Gaucci, lo aveva ingaggiato nel 2003 su richiesta dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi…a proposito dei privilegi cui accennavamo prima.. Giocatore di livello mediocre, trovato positivo al doping e squalificato per tre mesi, il figlio di Gheddafi, nel nostro campionato, aveva giocato pochissimo: per la precisione 15 minuti che l’allora trainer perugino, Serse Cosmi, gli concesse di passare in campo contro quella Juventus, della quale avrebbe tanto voluto vestire la maglia…
Oggi però, in Libia la liberazione di Saadi assume una valenza politica piuttosto chiara, con il tentativo, da parte del governo di unità nazionale in carica, di assicurarsi, in vista delle elezioni previste per le fine di dicembre, il sostegno della parte gheddafiana della società libica, che è ancora forte a livello di tribù e di capacità economica.
Sempre che non si riproponga, addirittura, un nuovo e più diretto coinvolgimento della famiglia Gheddafi nella vita politica del Paese, con la candidatura alla presidenza della repubblica di Saif, secondogenito del Colonnello, nonché ovviamente fratello del calciatore appena scarcerato. La notizia è stata pubblicata, un paio di mesi fa, da The Times che ha reso nota l’intenzione del più politico degli eredi di Muammar Gheddafi di candidarsi alla carica più alta dello Stato nord africano. Stando al Times, che ha raggiunto al telefono Saif Gheddafi mentre si trovava in un luogo segreto per sfuggire al rischio di attentati, il figlio del Colonnello avrebbe confermato l’intenzione di provare a diventare presidente, sperando che non venga, nel frattempo, emanata una legge elettorale che gli impedisca di farlo.
E così, forse, la fiction iniziata con un colpo di stato nel 1969, ha ancora qualche puntata inedita da trasmettere sugli schermi della politica internazionale.
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