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West Nile Virus Italia 2025: salgono a sette i decessi e 31 province sotto restrizioni

today30 Luglio 2025

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Decessi West Nile Virus 2025: caso critico a Oristano, stop alle donazioni in 31 province, cause climatiche ed evoluzione dei contagi.

Salgono a sette i decessi in Italia dovuti al virus West Nile Virus. L’ultimo caso registrato è quello del sessantottenne di Trentolo Ducenta, morto nell’ospedale di Aversa. Nel frattempo, un nuovo episodio di contagio è stato accertato a Oristano. Si tratta di un uomo di 72 anni residente nella località sarda, con patologie pregresse. Il paziente si trova ora all’ospedale San Martino di Oristano e risulta essere in condizioni critiche.

Limitazioni alle donazioni di sangue

Al momento – come risulta dall’elenco pubblicato dal Centro Nazionale Sangue sul suo sito – sono 31 le province italiane sottoposte a limitazioni delle donazioni di sangue per contrastare il West Nile Virus. Pertanto, saranno effettuati Test NAT oppure verrà adottata la sospensione temporanea per 28 giorni dei donatori di sangue e di emocomponenti che, nella stagione 2025, abbiano soggiornato anche solo per una notte nei luoghi indicati. Fra questi figurano Roma, Napoli, Torino e Venezia. Per Stati Uniti e Canada la misura resta, invece, in vigore per tutto l’anno.

Origini ed evoluzione storica del Wes Nile Virus

Il West Nile Virus è stato isolato, per la prima volta, nel 1937 in Uganda dove ormai è divenuto endemico e, quindi, circola liberamente. In Italia il primo caso si è verificato, invece, in Toscana nel 1998: poi però, gli episodi sono aumentati, soprattutto tra il 2008 ed il 2023.

Le infezioni più gravi sono rappresentate dalle forme neuroinvasive, che, comunque, si riscontrano in un caso su 150 e, in genere, riguardano essenzialmente soggetti immunodepressi per malattie pregresse, terapie immunodepressive o età avanzata.

Cambiamento climatico e crono‑epidemiologia

Tra le cause che sono all’origine dell’espandersi di questa malattia, figura certamente il cambiamento climatico, poiché le alte temperature hanno allungato il ciclo vitale degli insetti. Si spiega così anche il fatto che, mentre l’anno scorso gli individui positivi al virus si registravano solo a partire dal mese di luglio, nel 2025 i primi casi sono già emersi verso la metà di giugno. Infine, tra il 2022 ed il 2024, nel nostro Paese si sono contati 500 contagi annui, che hanno provocato mediamente 30 decessi per ogni anno. 

Il ruolo degli uccelli migratori e della zanzara Culex pipiens nella diffusione del virus

Il West Nile virus segue un ciclo enzootico tra uccelli e zanzare: questi insetti acquisiscono il virus pungendo uccelli infetti e poi possono trasmetterlo agli esseri umani, che rappresentano ospiti terminali “dead‑end”. Oltre 300 specie di uccelli possono risultare infette, ma alcune come i corvidi soffrono di mortalità elevata. In Europa, la maggioranza dei casi umani compare tra giugno e novembre, in coincidenza con le rotte degli uccelli migratori che trasportano il virus da Africa e Medio Oriente al Vecchio Continente.

In Italia, il vettore chiave è la Culex pipiens, una zanzara comune, attiva soprattutto in ambienti acquatici o stagnanti (fiumi, risaie, giardini con acqua) in orari serali e notturni. Questa specie ha due forme biologiche distinte: la forma “pipiens”, che si alimenta principalmente di uccelli, alimentando il ciclo enzootico; e la forma “molestus” o gli ibridi, che pungono anche mammiferi tra cui esseri umani, fungendo da ponte tra ciclo naturale e trasmissione epizootica.

Necessarie misure di sorveglianza

Diversi studi, compresa una revisione sistematica pubblicata sulla European Journal of Public Health, hanno messo in luce una correlazione fra l’aumento delle temperature primaverili ed estive, l’uso agricolo del territorio, l’umidità del suolo, e l’espansione delle popolazioni di Culex pipiens sul territorio nazionale. Questi fattori favoriscono non solo un ciclo vitale più rapido delle zanzare, ma anche più generazioni all’anno e una stagione delle trasmissioni che comincia sempre prima, come già accaduto nel 2025 con i primi casi a giugno invece che a luglio.

In Italia, come in gran parte dell’Europa meridionale, l’estensione e la durata del periodo a rischio continuano dunque ad ampliarsi.
Le proiezioni climatiche suggeriscono che in scenari di riscaldamento globale più severo, la diffusione futura del virus potrebbe coinvolgere nuove aree, finora non considerate a rischio. Questo rende ancora più urgente l’importanza di misure integrate di sorveglianza — come il monitoraggio di zanzare e uccelli selvatici e analisi virologiche sistematiche — che consentano di attivare tempestivamente protocolli di prevenzione delle trasmissioni trasfusionali e proteggere soggetti vulnerabili.

Scritto da: Redazione


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