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Italia aderisce ai Fondi SAFE: 14 miliardi dall’UE per le spese militari

today1 Agosto 2025

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Fondi SAFE: Il Governo Meloni sfrutta il piano “Readiness Europe” per rilanciare l’industria della difesa con finanziamenti europei a lungo termine.

Il governo italiano ha deciso di attingere ai finanziamenti messi a disposizione dall’Unione europea, in relazione al piano “Readness Europe”, ideato per facilitare le spese militari dei paesi membri. Si tratta dei Fondi SAFE (acronimo di Security Action for Europe) che doverebbero dovrebbe consentire la realizzazione di investimenti pubblici urgenti nell’industria della difesa, per aumentarne rapidamente le capacità di produttive.

Nel nostro caso, si parla di 14 miliardi di euro che verranno utilizzati nei prossimi cinque anni e che lo Stato italiano dovrà restituire attraverso un piano rateale della durata massima di 45 anni.

Un cambio di rotta per il governo Meloni

La decisione presa dall’esecutivo Meloni arriva non senza suscitare una certa sorpresa, visto che soprattutto il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, aveva più volte espresso le proprie perplessità dinanzi alla prospettiva di dover aumentare l’indebitamento dello Stato, sia pure in un mutato contesto geopolitico che imponeva con urgenza un rilancio delle spese militari.

Tuttavia, alla fine, devono, evidentemente, essere prevalse considerazioni di altro tipo, che hanno convinto il Governo a fruire di una quota abbastanza consistente di quei 150 miliardi di euro SAFE raccolti e garantiti dal bilancio dell’Unione europea.

Implicazioni politiche e vantaggi economici

L’adesione al fondo SAFE del nostro Paese – unico, dobbiamo ricordarlo, a non avere ancora ratificato il Meccanismo Europeo di Stabilità – può, quindi, anche essere interpretata come una svolta significativa per quanto concerne le relazioni con le istituzioni europee. D’altra parte, pare – almeno a noi – di assoluta convenienza il fatto di poter sostenere gli investimenti per la difesa, facendo ricorso a degli eurobond emessi dalla Commissione europea che, in termini di interessi da pagare, ci vengono a costare sensibilmente meno rispetto ai nostri usuali titoli di Stato.

Il vantaggio strategico dell’Italia nel contesto SAFE

Di conseguenza, è più che probabile che anche a Palazzo Chigi si siano accorti che finanziare l’aumento degli impegni per la difesa con i soldi europei risultava, in definitiva, più agevole che farlo tramite il debito nazionale. Inoltre, i rimborsi SAFE sono, come si è detto, a lungo termine e sui progetti finanziati i Paesi coinvolti non pagheranno l’IVA.

E in particolare, l’Italia, tra le Nazioni della Zona Euro, risulterà certamente una di quelle che trarranno maggiore beneficio dall’adesione al debito comune europeo, visti e considerati gli alti tassi di interesse che, normalmente, paga sul proprio debito sovrano.

Fondi SAFE: modalità per la cooperazione

Una curiosità interessante riguarda le modalità con cui i Fondi SAFE favoriscono la cooperazione industriale tra paesi europei: non sono semplicemente prestiti a basso tasso, ma strumenti progettati per incentivare commesse congiunte tra due o più Stati membri (o con paesi come Ucraina ed EFTA‑EEA).

Cosa significa nella pratica? Se l’Italia decide di acquistare droni o sistemi di difesa insieme alla Polonia o alla Francia, potrà unirsi a un progetto comune finanziato dal SAFE. In questo modo, il valore complessivo del progetto ottiene condizioni migliori (tempi e costi), grazie al maggior peso negoziale europeo, e rafforza l’integrazione industriale nel comparto difesa.

Come l’Italia risparmia 30 milioni per ogni miliardo

Un altro aspetto da considerare è il fatto che parte del presupposto economico del SAFE è basato proprio su una simulazione: se l’Italia emette titoli di Stato a circa il 4 % di interesse, può invece accedere ai prestiti SAFE al 3 %, risparmiando circa 30 milioni di euro ogni 1 miliardo di prestiti solo in interessi. Questo vantaggio comparativo, dunque, è particolarmente appetibile per Paesi con un debito sovrano costoso, come l’Italia e la Polonia, che così possono finanziare la difesa in modo più sostenibile e competitivo.

Scritto da: Redazione


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