Il Corsivo

Sottomarini nucleari USA “sempre più vicini alla Russia”: la svolta aggressiva di Trump

today4 Agosto 2025

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Analisi del dispiegamento di due sottomarini armati e delle implicazioni per le tensioni con Mosca.

I due sottomarini armati con missili nucleari – schierati dagli Stati Uniti ad una distanza che il presidente americano ha definito “sempre più vicina alla Russia” – stanno sollevando interrogativi importanti su come interpretare la svolta, piuttosto drastica, impressa da Donald Trump nei confronti del regime di Mosca.

Ci si domanda se si tratti di una delle usuali (ma spesso sterili) sortite minacciose alle quali il Tycoon ci ha ormai più che abituati, oppure se si stia, invece, delineando all’orizzonte un nuovo e allarmante scenario dagli esiti imprevedibili.

Promesse in contrasto con i fatti

Nel primo semestre del suo secondo mandato alla Casa Bianca, The Donald è parso deludere in maniera abbastanza seria la componente più intransigente ed isolazionista della sua base elettorale, alla quale aveva promesso non solo di porre termine alla guerra in Ucraina in 48 ore, ma anche che, per nessun motivo, avrebbe ordinato interventi militari al di fuori del territorio nazionale.

Invece, una volta rientrato nelle stanze del potere, non ha soltanto autorizzato l’invio di ulteriori armamenti a Volodimir Zelensky – uniformandosi così proprio alla linea di condotta del tanto vituperato Biden – ma si è spinto anche oltre: fino al punto cioè, di entrare direttamente in azione, impiegando le sue super bombe per distruggere i siti nucleari iraniani.

Successi economici e rischi crescenti

Probabilmente, Trump si è convinto del fatto che i recenti successi ottenuti nei negoziati economici – ad esempio col Giappone o l’Unione Europea – confermino l’efficacia universale del suo “modus operandi”. Tuttavia, non vorremmo che, sul piano strategico e militare, le cose finissero per rivelarsi un pochino più complesse…

Soprattutto quando a interloquire dall’altra parte del tavolo delle trattative non è la fragile Bruxelles, ma è invece il ben più coriaceo Cremlino. Ci auguriamo, quindi, che, nello Studio Ovale di Washington, sia abbastanza chiaro a tutti che la Russia non è l’Iran..

La “lever di Medvedev” è davvero efficace?

È vero che la decisione di ricordare a Vladimir Putin che non è l’unico al mondo a disporre di armi atomiche è avvenuta a seguito di una lunga serie di minacce e provocazioni lanciate verso l’Occidente dall’ex presidente russo Dimitrij Medvedev, ma è altrettanto vero che l’influenza di quest’ultimo sulle reali strategie di Mosca conta, notoriamente, come il due di picche quando briscola è cuori…

Una minaccia che non va sottovalutata

Ci chiediamo, pertanto, se fosse davvero il caso di fare certi passi e se questo dispiegamento mirato di armi nucleari non rischi di peggiorare sul serio un clima di tensione che è già di per sé sufficientemente surriscaldato. Purtroppo, almeno per i prossimi tre anni, il mondo dovrà fare i conti con lo strapotere di un uomo uso a pensare che gli altri non possano far altro che chinare il capo dinanzi alle sue argomentazioni ed alle sue pressioni.

Anche se, specialmente quando si va a litigare sono una potenza nucleare che è solita utilizzare la mano pesante con una certa facilità, sarebbe senz’altro meglio evitare di stuzzicarla trascinandola in infantili confronti di tipo “celoduristico”…Incrociamo, dunque, le dita e speriamo bene…

I sottomarini nucleari

I due sottomarini USA utilizzati nell’attuale dispiegamento fanno quasi certamente parte della classe Ohio, che costituisce il 73 % della deterrenza strategica navale statunitense (ovvero circa il 70 % della triade nucleare). Ogni unità può trasportare fino a 20 missili balistici Trident II D5, ciascuno con carichi MIRV capaci di colpire obiettivi multipli in modo indipendente, anche se originariamente erano previsti fino a 24 tubi lanciamissili—quattro disattivati in ottemperanza ai trattati di disarmo.

Il design stealth di questi sottomarini è talmente avanzato che negli anni ’80 venivano definiti «quasi invisibili» anche a velocità superiori ai 30 km/h, un livello di silenziosità mai raggiunto dalle unità precedenti. Inoltre, vengono manovrati da due equipaggi rotanti (Blue e Gold), che operano turni di 60–90 giorni in mare, seguiti da un ciclo di scarico e rifornimento dettagliatamente pianificato—mediamente 77 giorni di pattugliamento seguiti da 35 giorni a terra—per massimizzare la permanenza operativa senza compromettere la prontezza della flotta.

Scritto da: Redazione


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