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La caduta del governo Bayrou

today9 Settembre 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

L’Assemblea Nazionale ha, dunque, decretato (con una maggioranza schiacciante di 364 voti contrari contro 194 favorevoli) la caduta del governo Bayrou: il quarto in 19 mesi. Il primo ministro uscente non è riuscito a ottenere nemmeno tutti i 210 voti della coalizione che teoricamente avrebbe dovuto sostenerlo, dal momento che diversi alleati della destra moderata lo hanno abbandonato. Tuttavia, a 74 anni, lo storico rappresentante del centrismo francese non sembra intenzionato ad uscire di scena: da sempre paladino del contrasto al debito pubblico, adesso che quello francese ha toccato i suoi massimi livelli, Bayrou non ha esitato ad appellarsi all’Assemblea Nazionale chiedendole – pur sapendo di andare incontro ad una certa bocciatura – di fermarsi a riflettere su un “momento della verità”, caratterizzato da un debito che ha raggiunto il 114% del Pil. “Il nostro Paese – ha detto tra i fischi e gli insulti delle opposizioni – lavora, crede di arricchirsi, e ogni anno si impoverisce un po’ di più. È un’emorragia silenziosa, sotterranea, invisibile e insopportabile…. avete il potere di rovesciare il governo, ma non di cancellare la realtà”.

Oggi stesso, Francois Bayrou andrà a presentare le sue dimissioni al presidente Emmanuel Macron, il quale ieri si è limitato ad emettere un laconico comunicato in cui prende atto della caduta del governo ed annuncia che “nominerà un nuovo primo ministro nei prossimi giorni”. Una pratica, questa, che comincia a diventare quasi una regola nello scenario politico che si è venuto a creare in Francia dopo le elezioni anticipate del luglio 2024, che hanno consegnato alla Quinta Repubblica un’inedita Assemblea tripartita, composta da un blocco di sinistra con il nuovo Fronte popolare, da un centro-destra piuttosto favorevole a Macron e da un intransigente schieramento lepenista di estrema destra. Ed è stata proprio la leader del Rassemblement National, Marine Le Pen, a rivendicare subito e con toni accesi, le elezioni anticipate, sostenendo che, giunti a questo punto, per Macron “organizzare nuove elezioni non è un’opzione, ma un suo dovere”. LePen scommette, evidentemente, sui sondaggi che danno il suo partito in testa al primo turno con il 33% dei voti, davanti alla sinistra e al campo presidenziale. Intanto, l’ex premier e oggi capogruppo dei parlamentari macroniani di Renaissance, Gabriel Attal, ha proposto la nomina di un “negoziatore” per arrivare a “un accordo di interesse generale” tra le forze repubblicane valido per i prossimi 18 mesi. L’obiettivo sarebbe, pertanto, quello di siglare una sorta di compromesso sul Bilancio prima di ufficializzare la nomina di un nuovo primo ministro.

Scritto da: Redazione


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