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A cura di Ferruccio Bovio
Dovrebbe essere chiaro a tutte le persone di buon senso quanto sia importante ed urgente, per l’Europa, il dotarsi di una strategia unitaria per fronteggiare la crisi che sta sviluppandosi nel Mar Rosso, dove gli Houthi hanno seriamente messo in discussione il diritto alla libera navigazione. E non a caso, proprio in questi giorni, cominciamo già a dover fare i conti con il costo dei noli che, per i trasporti che vanno dall’Asia verso il Vecchio Continente, sono ultimamente triplicati. Il rischio molto concreto è quello che, per evitare le trappole tese alle navi dalle milizie sciite yemenite, le compagnie di navigazione si vedano in gran parte costrette a deviare la rotta delle proprie flotte, imponendo loro il periplo dell’Africa, con inevitabili aggravi dei costi ed allungamenti dei tempi di consegna. Pensiamo, ad esempio, anche soltanto a quali difficoltà potrebbe andare incontro il nostro Paese, che oggi vede transitare circa il 40% del suo import/export proprio dal canale di Suez… Ecco perché, se vogliamo scongiurare il pericolo che le attuali incertezze sul movimento delle merci finiscano per farci ricadere in una penuria di approvvigionamenti persino peggiore di quella che abbiamo conosciuto durante la pandemia, faremmo bene ad agire in tempo – prima cioè, che le scorte di cui disponiamo diventino insufficienti – per organizzare una forza navale europea, che si ponga a tutela delle navi commerciali che solcano quelle acque divenute oggi così perigliose.
Per ora, quello che sta avvenendo nel Mar Rosso non ha fatto altro che riproporre lo scenario classico che vede l’Unione Europea affidarsi, per la sua sicurezza, all’intervento militare dei soliti Stati Uniti, ai quali si è aggiunta, in questo caso, anche la Gran Bretagna, la quale va, comunque, ormai, pure essa, annoverata tra le potenze extra comunitarie. Tuttavia, soprattutto in vista di una possibile svolta isolazionista di Washington (magari nell’ipotesi in cui Donald Trump dovesse tornare alla Casa Bianca), l’Europa, se non vorrà proprio farsi trovare sistematicamente impreparata ogni volta che il prepotente di turno alza la voce, dovrà finalmente imparare a recitare anche una parte diversa da quella di chi subisce – sempre e soltanto – i ricatti senza nulla obiettare.
Il problema che ci stanno creando gli Houthi in queste ore è, sostanzialmente, un esempio di come anche gli scambi internazionali possano essere usati come armi: e purtroppo, nel momento stesso in cui viene impedita la navigazione in un tratto di mare che normalmente è attraversato dal 12 % del commercio globale – se le viene a mancare l’ombrello protettivo dello Zio Sam – l’Europa non può fare altro che rassegnarsi a soccombere, scontando gli inevitabili effetti recessivi sulle economie dei suoi Paesi i quali, sostanzialmente impotenti, devono comunque, loro malgrado, vedersela con le minacce piratesche sui traffici.
21 Gennaio 2024
Scritto da: Giornale Radio
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