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Il punto della settimana
today7 Dicembre 2025
A cura di Ferruccio Bovio
All’inizio dello scorso week end, la redazione de ‘La Stampa’ di Torino è stata – come tutti ormai ben sappiamo – oggetto di una scorribanda orchestrata dai militanti filo palestinesi del centro sociale Askatasuna, i quali hanno potuto entrare indisturbati dentro la sede del giornale, mettendola a soqquadro, spruzzando scritte antisemite e rovesciando una quantità non trascurabile di letame al suo ingresso. Nell’apprendere la notizia, siamo rimasti piuttosto sorpresi, considerata la linea certamente ben poco amichevole tenuta – almeno fino a quel momento – dal quotidiano piemontese nei confronti di Israele. Anzi, a voler essere più precisi, ci sono venute in mente le risultanze di una una ricerca sull’antisemitismo – recentemente presentata al CNEL dal professore di Statistica, Sergio Della Pergola – secondo la quale, tra le principali testate italiane, sarebbe proprio La Stampa quella che, più di ogni altra, dal 7 di ottobre al 19 settembre 2025, ha seguito una marcata linea narrativa anti israeliana. Ed effettivamente, chi come noi non manca di andare ogni giorno sulle pagine del giornale diretto da Andrea Malaguti, avrà senz’altro notato la presenza sistematica di editoriali, cronache ed interviste che portano le firme di giornalisti e studiosi apertamente schierati a favore della causa palestinese. Ma forse, pretendere che gli assatanati profanatori di una sede – dinanzi alla quale, non dimentichiamolo, nel 1977 le BR uccisero l’allora vice direttore Carlo Casalegno – conoscano veramente il pensiero dei tanti intellettuali che esprimono la loro condanna nei confronti dello Stato ebraico, è pretendere un po’ troppo. Presumiamo, invece, che – anche in considerazione del prestigioso incarico che (forse immeritatamente) ricopre – certe letture Francesca Albanese sia solite farle…Per questo motivo ci appaiono gravissime, intimidatorie e senza attenuanti le sue parole circa il “monito ai giornalisti per tornare a fare il proprio lavoro”. Che cosa ha, dunque, inteso dire? Che se proprio un giornale non giustifica apertamente la violenza e non si presta a farsi megafono di una spudorata propaganda anti occidentale, allora è meglio che chiuda prima che a farglielo capire intervengano le brutte maniere? Durante la Rivoluzione Culturale Cinese, iniziata nel 1966, Mao Tze Tung invitava le sue guardie rosse a “colpirne uno per educarne cento”…Ebbene, il senso di quanto dichiarato dalla Albanese a proposito dei fatti di Torino, ci sembra avvicinarsi di molto a quello inteso dal Grande Timoniere, esponendo, in generale, la categoria dei giornalisti, al rischio di cadere vittime di altri attacchi. Immaginiamo che d’ora innanzi – soprattutto a Sinistra – qualcuno incominci a pensarci non due, ma duemila volte prima di rilasciarsi andare a quei troppo facili ed ingannevoli innamoramenti, che hanno indotto parlamentari ed amministratori locali a conferire, demagogicamente ed incautamente, onorificenze che, adesso, se potessero, vorrebbero magari anche revocare…Purtroppo però, le ambiguità e gli opportunismi che, negli ultimi mesi, hanno spinto partiti e sindacati ad assecondare le pretese delle flottiglie ed i capricci di Greta Thumberg, il danno che dovevano fare, ormai lo hanno fatto. E vedrete che adesso, tanto per archiviare la pratica, anche per Francesca Albanese, il futuro avrà i contorni di un bel seggio a Strasburgo.
07 Dicembre 2025
Scritto da: Giornale Radio
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