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Polonia, lo storico Graziosi: “Da 15-20 anni siamo su crinale, inevitabile sfaldamento Ue-Usa”

today11 Settembre 2025

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(Adnkronos)

Il mondo è su un crinale più ampio da molto tempo, anche se visibile da “15-20 anni, con l’emersione dell’Asia e, in futuro, dell’Africa”, lo sfaldamento dei rapporti tra Europa e Stati Uniti “è un processo naturale e inevitabile”, Vladimir Putin in questa fase si sente forte perché “può dire che ha la Cina dalla sua parte, mentre gli europei hanno perso il loro ‘centro’, che per 60 anni è stato Washington”. All’indomani dell’incursione di una ventina di droni russi nello spazio aereo polacco e dopo l’allarme lanciato dal presidente Sergio Mattarella, secondo cui siamo in una situazione simile a quella del 1914, lo storico Andrea Graziosi spiega la sua visione in un ragionamento nel quale collega la guerra in Ucraina, la perdita di influenza dell’Europa, gli Stati Uniti di Donald Trump e l’emergere di Cina e India.

Se con il suo avvertimento il presidente pensava “a una possibilità di guerra immediata, sicuramente ha fatto bene ad attirare l’attenzione su questo rischio – dice all’Adnkronos Graziosi, autore di “L’Ucraina e Putin fra storia e ideologia” – Ma se si pensa in termini più generali siamo sul crinale” di un cambiamento più grande che crea naturalmente conflitti “da molto prima, anche se è visibile da 15-20 anni”. E questo rischio “è determinato dall’emersione oggi dell’Asia e domani probabilmente dall’Africa, cui corrisponde un restringimento e la perdita di potere e di status dell’Occidente rinato dopo la seconda guerra mondiale”.

Prima ancora dell’elezione di Trump, che viene generalmente indicata come il segno della ‘rottura’ con gli Stati Uniti a cui l’Europa ha guardato come un punto di riferimento per decenni, lo storico cita già quella di Barack Obama nel 2008, “più interessato a riformare i suoi Stati Uniti che a guidare l’Occidente del 1945 con cui non aveva forti legami”, sottolineando che già allora “era iniziato il progressivo allontanamento degli Stati Uniti dall’Europa”. “Il fatto che in America emigrino da quasi 50 anni messicani, indiani e cinesi, e non più, anche a New York, italiani, ebrei o neri dagli stati del sud, e che il candidato sindaco del partito democratico sia Zohran Mamdani (nato in Uganda e di origine indiane, ndr) vuol dire qualcosa”, sostiene lo storico.

“Noi siamo su un crinale pericoloso – continua Graziosi – perché il mondo ha perso il centro ha avuto per 60 anni, l’alleanza tra Stati Uniti ed Europa occidentale, ma l’altro grande scossone è arrivato da Putin, mosso da un senso di rivalsa che, secondo me, non ha motivo ma che lui soffre” e che lo ha portato fino alla decisione di invadere l’Ucraina. E, per capire quanto sta succedendo in queste settimane, con la nuova escalation russa che allontana le prospettive di un negoziato, secondo lo storico “è utile ragionare sulle due tappe di questo pericolo immediato incarnato dal nuovo Putin, che nell’estate del 2023, quando ci fu il tentato golpe della Wagner, stava per perdere”.

La prima “svolta” si è avuta con la decisione della Cina, fino a quel momento rimasta su posizioni un po’ più attendiste, “di appoggiarlo a fondo”, la seconda è l’elezione di Trump: due tappe di una storia che “è cambiata a suo favore e di cui lui è cosciente” e che gli hanno ridato forza. “E lui adesso sta cercando di vincere e di farci paura”, sostiene ancora Graziosi: quello che il presidente russo sta dicendo è “che in questo momento noi europei siamo deboli, perché non abbiamo più gli Stati Uniti, mentre lui ha la Cina, il che naturalmente è in parte vero ma non ci deve nascondere la debolezza della Russia, arsenale nucleare a parte, nei confronti anche della sola Europa, se questa trovasse più unità”.

Tra l’altro il silenzio di Trump sull’incursione in Polonia – a parte un post enigmatico – conferma tutto questo, a cominciare da quello che il presidente americano ha ripetuto in queste settimane, “la difesa europea è un problema degli europei”. “Ma lo sfaldamento del rapporto tra Stati Uniti ed Europa – riafferma Graziosi – è anche un processo naturale, perché se si interrompono i processi di emigrazione, se l’America economica guarda alla Cina, è chiaro che i rapporti si allentano”. “Ma il nostro interesse – chiosa lo storico – dovrebbe essere quello di rallentare questo processo, non urlando ma guadagnando tempo per prepararci”. Quasi un mese dopo il vertice tra il presidente russo e il presidente americano la domanda che risuona è, ‘Trump ha sbagliato tutto?’. “Forse dal punto di vista europeo – è l’analisi di Graziosi – ma lui non è il capo dell’Occidente europeo, lui è il capo del Maga, lui è stato eletto per rendere di nuovo grande l’America. Quello del movimento che a lui si ispira sembra un discorso ipernazionalista, ma in realtà sembra a volte l’accettazione della realtà per cui gli Stati Uniti non sono più in grado di reggere il mondo”.

Scritto da: Giornale Radio

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