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today9 Luglio 2025
(Adnkronos)
Roman Starovoit, l’ex ministro dei Trasporti in Russia trovato morto nella sua auto a 53 anni con una ferita da arma da fuoco e con accanto una pistola poche ore dopo l’annuncio del suo licenziamento da parte del Presidente, era un ‘uomo’ dei fratelli Boris e Arkady Rotenberg, i tycoon nel settore delle costruzioni, in particolare di grandi opere pubbliche come le strade, amici di Vladimir Putin sin da giovani e dalla palestra di judo a San Pietroburgo, che era poi riuscito a inserirsi nella corsia preferenziale del nuovo potere dei ‘giovani tecnocrati’. Si trovava all’incrocio dei diversi centri di potere in Russia, incluso quello dei siloviki con cui durante l’operazione militare speciale, da governatore di una regione sensibile al confine con l’Ucraina, aveva stretto rapporti. Ma la sua morte è simile alla lunga serie di decessi fra i vertici delle aziende del gas e del petrolio pubbliche e private ancora tutti da spiegare ma iscritti in un unico modello.
Coinvolto, anche se non ancora formalmente, nell’inchiesta di corruzione sull’appalto per la costruzione delle fortificazioni (i ‘denti di drago’) lungo il confine del Kursk, un progetto da un miliardo di rubli che aveva varato quando ne era stato governatore dal 2018 al 2024, aveva iniziato la sua carriera negli uffici delle politiche di investimento dell’amministrazione di San Pietroburgo, fino a diventare primo vice presidente della Commissione investimenti, “un incarico significativo in cui veniva speso molto denaro pubblico su progetti infrastrutturali”.
“Per questa ragione, San Pietroburgo può essere considerato come il trampolino di lancio della sua carriera”, ha ricostruito l’esperto anti corruzione Ilya Shumanov, co fondatore di Arctida.io, iniziativa che segue l’intreccio fra corruzione, ambiente e affari nell’Artico russo, in una analisi pubblicata da Meduza. Non ci sono notizie sulle origini del rapporto fra Starovoit e i Rotenberg, che come ha scoperto il Financial Times di recente citando fonti anonime del governo russo, sono frs i principali architetti e beneficiari dei sequestri di asset operati in periodo di guerra e redistribuiti in un programma di ‘nazionalizzazione soft’, ma è molto probabile che l’inizio della loro “cooperazione” sia da collocare proprio nei suoi anni di lavoro a San Pietroburgo, roccaforte dei fratelli e dei loro affari.
Da quell’incarico Starovoit è passato nell’apparato del governo federale, dove è stato prima consigliere e poi, dal 2005, vice direttore del Dipartimento dell’industria e delle infrastrutture, fino ad arrivare a dirigere, nel 2012, Rosavtodor, l’agenzia federale per le strade da cui presiedeva alla distribuzione di finanziamenti pubblici per le nuove infrastrutture, in particolare quelle per le Olimpiadi di Sochi, autostrade e snodi dei trasporti, fra cui numerose opere in Crimea, incluso il Ponte di Crimea, un periodo nel quale faceva spesso la spola con la regione annessa alla Russia.
Dopo il completamento del ponte, era stato chiamato, per un breve periodo di tempo a coprire l’incarico di vice ministro dei Trasporti, prima di essere spedito a fare il governatore della regione di Kursk, dove era nato, per completare il suo percorso di ‘giovane tecnocrate’, con lo schema usuale, prima, nel 2018, come facente funzione, e l’anno dopo, una volta acquisito il controllo sulle risorse amministrative e sistemato i suoi nelle posizioni cruciali, eletto con l’81 per cento dei voti.
Con l’operazione militare speciale, Starovoit, ha iniziato a lavorare attivamente con le forze di sicurezza, militari, guardie di confine dell’Fsb e controspionaggio, e intrecciato relazioni preziose che lo hanno catapultato, anche soprattutto grazie al rapporto consolidato con i Rotenberg, al governo come ministro nel 2024, quando ha lasciato l’incarico di governatore al suo vice e stretto collaboratore Aleksey Smirnov, poi licenziato e arrestato nel quadro del caso di corruzione sull’appalto per le fortificazione scaturite dalla facilità con cui le forze ucraine le hanno violate nell’agosto dello scorso anno.
Starovoit aveva sviluppato un buon rapporto con Igor Levitin, consigliere del Cremlino con una carriera nel settore degli appalti per le infrastrutture pubbliche, e con Marat Khusnullin, a capo di tutti i progetti di costruzione del governo, e anche con il Premier Mikhail Mishustin. Oltre che con il responsabile delle politiche interne del Cremlino, ideatore dell’ascesa al potere dei giovani governatori tecnocrati, Sergei Kiriyenko. Staropvoit, racconta Shumanov, era riuscito a intessere buoni rapporti anche con i vertici delle grandi compagnie pubbliche russe, dalle Ferrovie ad Avtodor e Aeroflot. Relazioni, in alcuni casi anche private, che non lo hanno salvato dal licenziamento, frutto del repulisti promesso dal Cremlino dopo l’umiliante incursione delle forze ucraine oltre il confine.
Nel Kursk Starovoit aveva usato l’agenzia per lo sviluppo regionale, una entità creata in fotocopia in ogni regione della Federazione, per la gestione opaca dei fondi e il loro storno. Il direttore, Vladimir Lukin, era in contatto diretto con il governatore anche per la costruzione delle infrastrutture militari come le fortificazioni. Quindi, la responsabilità per il flop degli ostacoli, la cui costruzione Starovoit aveva usato per promuovere la sua immagine.
Contrariamente agli altri suicidi eccellenti, nel caso di Starovoit, al netto di pressioni per il caso Kursk, un divorzio in corso, voci di depressione e dipendenza dall’alcol, esiste una catena di eventi per spiegarne la caduta in disgrazia: Lukin ha testimoniato contro Smirnov che, a sua volta, ha chiamato in causa il suo ex capo.
“Ma Starovoit potrebbe non essere l’ultimo anello della catena. E’ possibile che puntasse più in alto, a interazioni con i fratelli Rotenberg o altri attori a livello federale, un livello di rischio sufficiente per introdurre l’assassinio o la sceneggiatura del suicidio”, ipotizza l’analista. Il caso Starovoit potrebbe segnare il cedimento del feudo dei Rotenberg che, nel disinteresse dell’amico Putin per le questioni interne, hanno spinto la Procura generale ad aprire casi, dall’inizio dell’operazione speciale, contro almeno 85 imprese, per far rientrare nelle casse dello Stato l’equivalente di quasi 28 miliardi di dollari. I due fratelli, sul modello di quanto hanno fatto diversi altri centri di potere economico, hanno anche preso sotto la loro ala protettrice il Battaglione Espanola, un esercito privato sul modello della Wagner del defunto Evgheny Prigohzin, composto da ultrà del calcio con posizioni ultranazionaliste, operativo al fronte ucraino.
Ma al di là delle speculazioni, “è importante capire che Starovoit era considerato come parte del cerchio ristretto dei Rotenberg. E secondo le leggi del sistema dei clan delle grandi imprese russe, questi avrebbero dovuto tenere il loro uomo al suo poto e salvarlo dalla linea del fuoco. Questo è quello che fanno i capi clan: quelli che riescono a coprire i corrotti sopravvivono e continuano a essere ascoltati dal Presidente. In questo caso i Rotenberg non ci sono riusciti”.
“E’ interessante notare che l’evoluzione in corso del regime è più dannosa per le elite che per i contribuenti, quando di solito è il contrario”, ha riassunto, citata da Moscow Times, Ekaterina Schulman, analista politica russa, fra le più brillanti osservatrici del sistema, in esilio a Berlino da tempo.
Scritto da: Giornale Radio
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