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today12 Aprile 2025
(Adnkronos)
L’Ucraina divisa come fu per Berlino dopo la Seconda guerra mondiale. Questa la proposta avanzata dall’inviato della Casa Bianca per l’Ucraina, Keith Kellogg, dopo un lungo periodo di silenzio in cui la sua figura era stata messa in ombra dal negoziatore Steve Witkoff che, ieri per la terza volta, ha incontrato Vladimir Putin. L’Ucraina, ha infatti detto in un’intervista al Times, potrebbe infatti essere divisa in zone controllate: a ovest del fiume Dnipro da forze franco-britanniche, russe a est e, fra le due, un’area cuscinetto demilitarizzata.
“Si potrebbe arrivare a una soluzione che somigli a quella per Berlino dopo la seconda guerra mondiale, con una zona russa, una zona francese e una britannica”, ha affermato Kellogg nell’intervista in cui, chissà se a volerlo o no, evoca un’Ucraina sconfitta sul modello della Germania nazista.
Potrebbero essere quindi istituite zone di controllo, con le forze militari di Francia e Gran Bretagna, “sostenute da altri Paesi di una coalizione di volonterosi”, coinvolte in una “forza di rassicurazione” a ovest del fiume Dnipro, e quelle russe a est.
“Guardi a una cartina e crei, per mancanza di un termine migliore, una zona di demilitarizzazione. Dai a ognuna delle parti 15 chilometri, una trentina di chilometri in tutto”, ha spiegato Kellogg. In tal modo le forze occidentali “non costituirebbero una provocazione per Mosca”. Gli Stati Uniti non parteciperebbero allo sforzo sul terreno.
La proposta dell’inviato Kellogg “per mantenere una zona militarizzata (in Ucraina, ndr) e la formazione di elementi radicalizzati è una delle possibilità di congelamento che può poi portare a un nuovo livello di escalation”, ha affermato però l’ambasciatore russo Rodion Miroshnik, nella prima reazione di Mosca all’intervista dell’ex generale Usa tornato attivo.
“Mantenendo l’influenza su questo territorio, incluso quello militarizzato, senza creare una zona demilitarizzata, solleva gravi preoccupazioni per il futuro a breve. Il tempo necessario al regime di Kiev per curare le ferite potrebbe essere molto breve”, ha aggiunto in una intervista Tv.
E’ stato intanto un incontro fiume, durato quattro ore e mezzo e terminato alle dieci di ieri sera (ora di San Pietroburgo), quello fra l’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff e il presidente russo Vladimir Putin, a porte chiuse nella biblioteca presidenziale, dopo un nuovo colloquio, al Gran Europe Hotel della città russa con l’inviato del Cremlino per gli investimenti esteri Kirill Dmitriev, ospite di Witkoff a Washington solo la scorsa settimana.
Dal Cremlino la scarna conferma che l’incontro c’è stato e che “si è concentrato su diversi aspetti dell’accordo sull’Ucraina”.
Ma il portavoce Dmitry Peskov aveva messo le mani avanti prima dell’inizio dei colloqui, spiegando che non ci si aspettava dall’incontro una “svolta” diplomatica. Limitandosi a rispondere in termini probabilistici a chi gli chiedeva se Witkoff e Putin avrebbero anche parlato di un vertice fra i presidenti di Russia e Stati Uniti, prospettiva che sembra allontanarsi con lo stallo dei negoziati sulla fine, anche su una tregua, in Ucraina.
Fonti citate dal sito di notizie americano Axios spiegavano che il collasso dell’accordo per lo stop agli attacchi contro le infrastrutture energetiche potrebbe spingere Trump ad adottare nuove sanzioni contro la Russia, direttamente o dando il via libera ai suoi parlamentari per l’approvazione del pacchetto con nuove drastiche misure contro Mosca già presentato al Congresso, se non si arriverà a una tregua entro fine mese.
Per il momento, alla vigilia dell’incontro fra Witkoff e Putin c’è stato un altro scambio di detenuti fra Russia e Stati Uniti, con il rientro di Krenia Larina, doppio passaporto russo e americano, condannata a 12 anni di carcere per una donazione di 50 dollari a una ong ucraina, e Arthur Petrov, passaporto tedesco e americano arrestato a Cipro nel 2023 su richiesta delle autorità americane per aver esportato componenti di microelettronica in Russia.
Dopo aver incontrato Dmitriev a Washington, nella ricostruzione della Reuters, Witkoff avrebbe portato a Trump l’idea tutta russa che il modo più veloce per concludere un accordo per una tregua in Ucraina è quello di riconoscere la sovranità da parte della Russia sulle regioni occupate parzialmente e annesse nel 2022 (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson). L’altro inviato della Casa Bianca, l’inviato nominalmente per l’Ucraina, Keith Kellogg avrebbe spiegato in quello stesso incontro al presidente americano che Kiev non avrebbe mai accettato un passo di questo genere, con una reazione descritta come dura.
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Scritto da: Giornale Radio
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