Notizie dal mondo

Ucraina, Zazo: “Putin vede Zelensky per compiacere Trump, no risultati significativi”

today20 Agosto 2025

Sfondo
share close

(Adnkronos)

Positivo che si incontrino Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, ma il presidente russo ha accettato di vedere il presidente ucraino “solo per compiacere Donald Trump, che non è un mediatore imparziale”, ed è improbabile che il loro bilaterale produca “risultati significativi”. Pier Francesco Zazo, ex ambasciatore a Kiev, commenta in questi termini con l’Adnkronos gli ultimi sviluppi del negoziato in Ucraina, dopo i vertici in Alaska e Washington, invitando alla cautela, piuttosto dicendosi “scettico sulle concrete prospettive del raggiungimento di una pace nel breve periodo”. Anche perché, è la sua convinzione, il presidente ucraino “non accetterà mai il ritiro dal Donbass”.

Il presidente americano “sbandiera come un grande successo l’assenso di Putin a un bilaterale con Zelensky ed un successivo trilaterale alla sua presenza: è indubbiamente un fatto positivo che i nemici si parlino – ragiona Zazo, che era a Kiev il giorno dell’invasione russa il 24 febbraio del 2022 – ma è improbabile che dal loro incontro possano scaturire risultati significativi”.

Nella visione del leader del Cremlino, “i russi e gli ucraini sono un unico popolo e l’Ucraina è uno stato artificiale, Zelensky è un presidente illegittimo e il conflitto una guerra per procura”, sottolinea l’ex ambasciatore, elencando tutti i motivi per cui non crede troppo al successo dell’incontro. E ancora, “considerandosi leader di una superpotenza, per Putin l’unico interlocutore legittimo è Trump” e dunque se accetta di vedere Zelensky, continua Zazo, “è solo per compiacere il presidente americano, con cui non vuole rompere, anche nella speranza di un progressivo disimpegno dal conflitto degli Stati Uniti, che punta a staccare dall’Europa, oggi considerata dal Cremlino il principale nemico”.

L’ex ambasciatore osserva quindi come “al di là dell’ottimismo professato da Trump non si siano registrati progressi significativi verso la fine della guerra: l’unico aspetto positivo è che i colloqui di Washington si sono svolti in un’atmosfera positiva, non vi è stato il temuto strappo tra gli Stati Uniti e l’Europa e Zelensky, grazie anche al fermo sostegno dei leader europei, è uscito indenne dall’incontro con il presidente americano”.

Ma al di là di questo risultato di facciata, “le posizioni dei paesi europei e Zelensky da un lato e Trump dall’altro rimangono tuttora diametralmente opposte – ragiona Zazo – Nonostante il reiterato appello lanciato dai Paesi europei e dall’Ucraina che insistono per un cessate il fuoco prima dell’avvio di un negoziato con la Russia, Trump ha sposato la tesi di Putin secondo cui la tregua non è necessaria ma serve un accordo che rimuova le cause profonde della guerra”. E questo, avverte l’ex ambasciatore, “significa allungare inevitabilmente i tempi prima di arrivare la pace, con Putin che può impunemente continuare da un lato prolungare i negoziati e dall’altro proseguire l’offensiva”, perché “il suo obiettivo rimane immutato ed è la capitolazione dell’Ucraina, per via militare o diplomatica”, senza contare che, con il vertice di Anchorage, Tump “ha fatto uscire Putin dall’isolamento internazionale, sospeso le sanzioni contro il Cremlino ed avviato la normalizzazione dei rapporti con la Russia”.

In questo contesto, gli europei “stanno comprensibilmente facendo tutto il possibile per convincere Trump a non abbandonare l’Ucraina, insistendo sulla necessità di una tregua quale precondizione per l’avvio di un negoziato, a mantenere la pressione sulla Russia anche tramite l’inasprimento delle sanzioni, a non fidarsi di Putin e a non cedere alle sue richieste, ma finora questi sforzi sono stati vani, ed è difficile prevedere quali saranno le prossime mosse di Trump che è notoriamente imprevedibile”. Senza contare che devono stare bene “attenti a non contraddirlo, perché consapevoli che il presidente americano potrebbe accusarli di sabotare i negoziati e di non volere la pace, trovando così un pretesto per giustificare il graduale disimpego degli Stati Uniti dal conflitto”, osserva Zazo.

L’ex ambasciatore parla poi del “diktat russo sul ritiro dal Donbass” che Kiev non accetterà mai: “E’ impossibile che lo faccia, perché cadrebbero tutte le fortificazioni che proteggono da un’avanzata russa verso Dniepr o Kharkiv”. Si tratta di una delle richieste massimaliste di Putin cui Trump “si è allineato”, oltre ad aver chiuso all’idea di una tregua prima dell’avvio del negoziato.

“La questione dello scambio dei territori, formula ipocrita perché in realtà si parliamo della cessione di territori ucraini con altri territori ucraini, è particolarmente delicata – spiega Zazo – Putin chiede la restituzione integrale del Donbass e propone il congelamento sull’attuale linea del fronte nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson”, richieste cui si è allineato il presidente americano, “quando ha dichiarato che l’Ucraina dovrà inevitabilmente accettare delle amputazioni territoriali e invitato Zelensky ad essere flessibile dato che la Russia è più forte e sta vincendo”. E questo perché il presidente americano “vuole una pace a tutti i costi, anche se ingiusta, per potersene attribuire il merito”.

Ma il presidente ucraino, ragiona l’ex ambasciatore, “essendo consapevole che la popolazione è stremata dopo tre anni e mezzo di guerra, potrebbe accettare una tregua lungo l’attuale linea del fronte e la dolorosa perdita de facto (non de jure,) dei territori già occupati dai russi nella speranza di poterli recuperare in futuro per via diplomatica. Ma non potrà mai acconsentire al diktat russo di un ritiro completo dal Donbass: l’esercito ucraino, tutte le forze politiche e l’opinione pubblica non accetteranno mai un ritiro dalle aree da loro ancora controllate dopo migliaia di morti, non lo permette la costituzione ucraina, ma soprattutto cedere senza combattere le fortificazioni difensive che gli ucraini hanno ancora nel Donbass consentirebbe ai russi di penetrare facilmente nella direzione delle grandi città”.

Se dei territori dovrà comunque cedere, Zelensky potrà farlo solo “in cambio di solide garanzie di sicurezza: ma essendo ormai tramontata la possibilità di aderire alla Nato, ora Kiev insiste innanzitutto sulla necessità di poter disporre di un esercito forte quale valido deterrente per respingere eventuali future aggressioni”. A Washington, due giorni fa, sottolinea l’ex ambasciatore, “è emersa una concordanza di vedute sulla possibilità di fornire all’Ucraina solide garanzie di sicurezza simili a quelle dell’art. 5 della Nato, accogliendo la proposta italiana”.

Ma, si chiede Zazo, “siamo sicuri che Mosca potrà accettare un modello simile? Si tratterebbe di una sorta di seconda Nato ai suoi confini e il Cremlino ha ripetutamente dichiarato che non potrà mai accettare la presenza di truppe di paesi alleati sul territorio ucraino, bocciando cosi il piano presentato alcuni mesi fa dalla coalizione dei volenterosi”. In effetti, “la proposta italiana presenterebbe il vantaggio che, a differenza della proposta franco-britannica per l’invio di una forza di interposizione sul terreno dopo il raggiungimento della pace, non prevederebbe la presenza diretta di truppe di altri paesi in Ucraina e tantomeno lo svolgimento di esercitazioni militari o missioni, proprio al fine di venire incontro alla Russia”, spiega l’ex ambasciatore, secondo cui “resta da verificare se il Cremlino potrà accettare tale proposta, avendo dichiarato che nella fornitura di garanzie di sicurezza a Kiev bisognerà tenere conto anche degli interessi di sicurezza russi”.

Zazo ricorda “un precedente preoccupante: nel marzo del 2022 i negoziati di Istanbul si arenarono definitivamente quando la Russia, che figurava tra i paesi garanti che avrebbero dovuto intervenire a sostegno dell’Ucraina nell’ ipotesi di una nuova aggressione, pretese di avere un diritto di veto”. E, conclude, “siamo inoltre sicuri che i paesi e le opinioni pubbliche dei paese occidentali siano pronte ad accettare il potenziale rischio di un confronto militare diretto con la Russia? L’articolo 5 della nato è chiaro: stabilisce che un attacco armato ad un paese membro sarà considerato un attacco a tutti gli altri. E quale sarà il contributo degli americani alle garanzie di sicurezza che ricadranno principalmente sui paesi europei, dopo che Trump ha già messo in chiaro che non intende inviare truppe di terra ma non esclude un supporto aereo?”. Tutte questioni su cui si sta già cominciando a discutere in queste ore sull’asse Washington-Bruxelles, in attesa della conferma del bilaterale tra Putin e Zelensky.

Scritto da: Giornale Radio

Commenti post (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con *


GIORNALE RADIO

Giornale Radio, la radio libera di informare.

Notizie del giorno: notizie di cronaca, di politica,notizie dal mondo, notizie sportive, di economia, di salute e tecnologia. Notizie di oggi in radio streaming, in WEB TV e in podcast.