Il Corsivo

Aggressione antisemita in Lombardia: l’antisemitismo cresce in Italia

today31 Luglio 2025

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Padre e figlio con kippa aggrediti in autogrill, mentre i casi di antisemitismo aumentano del 400% tra 2023 e 2024.

L’aggressione, avvenuta in un autogrill lombardo, a due cittadini francesi – un uomo di 52 anni ed il figlio di sei, colpevoli di indossare la “kippa”, il classico copricapo ebraico – ha ferito profondamente non solo le comunità israelitiche nazionali, ma anche le coscienze di quanti sono rimasti inorriditi all’idea che un bambino non sia più libero di andare in bagno senza poi dover subire lo shock di assistere alla scena del proprio genitore che viene malmenato da un gruppo di sconosciuti.

Le indagini e i sospetti

La Procura di Milano ipotizza un reato di percosse aggravate dall’odio razziale e le indagini avrebbero già portato all’individuazione di alcuni soggetti che però, non risulterebbero vicini alle organizzazioni filo palestinesi e neanche ai centri sociali, ma sarebbero, invece, persone capitate a caso. E questo aspetto, induce a riflettere su come il fenomeno dell’antisemitismo stia nuovamente diffondendosi su larga scala anche in Italia.

Antisemitismo: un fenomeno in diffusione

L’episodio di cui stiamo parlando è, infatti, solamente l’ultimo esempio di una serie di violenze che si sono verificate nelle città italiane negli ultimi mesi contro cittadini di religione ebraica. In particolare, a partire dal 7 ottobre del 2023, anche nel nostro Paese – così come in tutta Europa – si è registrata l’allarmante rinascita di un odio antisemita, incapace di distinguere tra una critica legittima ad un qualunque governo israeliano e la condanna pregiudiziale verso un popolo, una cultura ed una religione.

Le implicazioni per la comunità ebraica

In altre parole agli ebrei europei, in quanto tali, se vogliono continuare a condurre un’esistenza normale, viene richiesta una presa di distanza assoluta dalle ragioni di Israele. Altrimenti, per chi non si adegua, è prevista una sorta di inflessibile emarginazione sociale.

I numeri dell’odio: crescita drammatica

Dal 2023 al 2024, secondo l’Osservatorio Antisemitismo del Ministero dell’Interni (OSC‑AD), i casi di antisemitismo sono aumentati del 400%. Tuttavia, viene da pensare che, in realtà, gli episodi siano stati molto più numerosi, considerato che, ad essere denunciati, di solito sono solamente quelli più gravi.

La matrice della violenza: trasversale, non organizzata

La loro matrice, contrariamente al passato, riguarda solo nell’8% dei casi i gruppi dell’estrema destra neonazista. Al contrario, specialmente nel primo semestre del 2025, le aggressioni fisiche e verbali sembrano, purtroppo, coinvolgere, in maniera trasversale, tutti i settori della società: prova ne è anche lo “sdoganamento” del linguaggio e degli stereotipi antisemiti che, oramai, autorizzano chiunque ad esprimere, in ogni luogo e senza alcun ritegno, la propria avversione verso tutto ciò che concerne l’ebraismo, inteso come una sorta di responsabilità collettiva per tutto quanto avviene oggi a Gaza. Come se non esistessero feroci oppositori alle politiche del governo Netanyahu anche tra gli ebrei di Israele e tra quelli di casa nostra…

La formazione, la memoria

L’ascesa del fenomeno antisemita in Italia richiede risposte educative sistematiche e durature per contrastare l’odio radicato nella società. Secondo dati recenti del Censis, il 7% degli italiani nega l’Olocausto e solo la metà conosce che il negazionismo sia reato: ciò evidenzia quanto la memoria storica sia carente.

Da qui nasce la necessità di inserire strumenti didattici efficaci nelle scuole: non basta insegnare la Shoah come evento del passato, bisogna spiegare che l’antisemitismo è un problema attuale e attivo. Il progetto Overcoming Antisemitism-FORMATORI – sviluppato in collaborazione tra CEJI, UNAR e istituzioni europee – mira proprio a formare insegnanti, educatori e personale pubblico affinché acquisiscano consapevolezza, competenze e strumenti per contrastare pregiudizi antisemiti anche nel contesto scolastico e lavorativo.

La prevenzione dell’antisemitismo in Italia

Questo approccio formativo si affianca a iniziative più globali: CEJI e OSCE hanno creato schede didattiche che aiutano ad affrontare il tema dell’antisemitismo nelle classi, superando l’idea che la Shoah sia “argomento di storia” – un tema ormai lontano – e riconoscendo invece i segnali digitali e linguistici di odio nelle nuove generazioni.

Tali strumenti includono anche l’analisi di linguaggi offensivi emergenti come “rabbino”, “sionista”, “usuraio” utilizzati come insulti in chat scolastiche o social media, fenomeno osservato di recente in scuole dove studenti tra i 12 e 15 anni si scambiavano contenuti con connotazioni filonaziste.

Scritto da: Redazione


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