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A cura di Ferruccio Bovio
In questi giorni, sui vari media è un gran imperversare di articoli e sondaggi che cercano di illustraci e spiegarci quale sia l’atteggiamento degli Italiani nei confronti delle forniture di armi all’Ucraina. E’ indubbiamente importante conoscere il “sentiment” del nostro Paese su una questione così divisiva come quella degli aiuti militari a Kiev, anche se si tratta, almeno a nostro avviso, di indagini e di scambi di opinioni destinati ad incidere pochissimo sugli effettivi sviluppi della politica estera italiana. Difficile, infatti, ipotizzare che il nostro Governa possa, ad esempio, decidere in totale autonomia sul tipo di dotazioni militari da destinare alla causa di Zelensky: a meno di svolte clamorose riguardo alla collocazione internazionale del nostro Paese…L’Italia fa, infatti, parte di un’alleanza come la NATO che ha deciso di sostenere l’Ucraina ed è, quindi, ovvio che il tipo e le quantità di armi da inviare agli Ucraini si decidano collegialmente, sulla base delle esigenze dell’esercito ucraino e, naturalmente, su quella delle disponibilità di materiale bellico presente negli arsenali di ciascun Paese membro.
Così come pare piuttosto velleitario pensare che i politici italiani siano davvero in grado di stabilire quali armi siano difensive e quali altre offensive. Premesso che l’Alleanza Atlantica ha sempre escluso di poter avallare attacchi sul territorio russo, una distinzione di questo tipo ci appare francamente incomprensibile, dal momento che, per un Paese che si difende, ogni arma può risultare sia di attacco, che di difesa. Se, ad esempio, le città ucraine vengono bersagliate da missili che partono da basi lontane, è chiaro che, per non rimanere completamente in balìa del nemico, diventa indispensabile poter disporre di missili analoghi a lunga gittata per colpire quelle stesse basi di lancio. Sono offensivi o difensivi questi missili?
Se Putin, dopo un anno di guerra, non ha raggiunto i suoi obiettivi, è perché, evidentemente, il sostegno occidentale all’Ucraina ha dato i suoi frutti. Però, se fino ad oggi Mosca ha continuato ad ignorare ogni prospettiva seria di pace, è soprattutto perché fa affidamento sui cedimenti che potrebbero prendere il sopravvento nelle svogliate e rinunciatarie opinioni pubbliche occidentali. E scommette sul fatto che la sua propaganda finirà, prima o poi, per minare le resistenze politiche e morali europee, partendo magari proprio dal nostro Paese che – con i suoi dibattiti, i suoi tentennamenti ed i suoi sondaggi – probabilmente appare al Cremlino come l’anello debole della catena europea.
Giorgia Meloni sembra, comunque, assolutamente intenzionata a non deflettere dagli impegni presi a livello internazionale e che ha personalmente confermato, martedì scorso, dinanzi allo stesso Zelensky. Il tutto, pur conoscendo certamente i dati segnalati da una recentissima indagine demoscopica, secondo cui il 47% dei suoi elettori sarebbe contrario all’invio di armi a Kiev. Una prova, la sua, di coerenza e serietà: non c’è che dire.
Scritto da: Giornale Radio
today7 Novembre 2024 13356 8
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