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Bambini ucraini deportati in Russia: il silenzio internazionale su 20.000 vittime

today5 Agosto 2025

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Bambini ucraini deportati in Russia: le deportazioni forzate, lavaggio del cervello e rieducazione nei campi: crimini contro l’umanità riconosciuti causa mandato d’arresto Aia.

Se ne parla poco, quasi fossero bambini di serie B rispetto ad altri che, invece, sono oggi al centro – come, ovviamente, è giusto che sia – di ben altre attenzioni mediatiche. E stiamo parlando degli oltre 20mila piccoli sventurati ucraini che sono stati deportati in Russia e il cui numero, per ammissione della stessa Commissaria all’Infanzia nominata da Putin, dovrebbe arrivare, in futuro a 720mila.

Molti di loro vengono trasferiti in campi di rieducazione dove ricevono quelle “cure riabilitative psicologiche”, che a noi ricordano tanto le tecniche di lavaggio del cervello usate nei gulag sovietici. Costretti a dimenticare persino le loro famiglie di origine e la loro identità ucraina, imparano a considerare la Russia come la vera “madre patria” e spesso, quando in un modo o nell’altro, vengono contattati dai propri genitori, rifiutano di tornare in Ucraina, a conferma della completa manipolazione psicologica da essi subita.

Reazione delle Corti internazionali

Per queste ragioni, la Corte penale internazionale dell’Aja ha emesso un mandato di arresto per Putin e per l’attuale Commissaria per l’infanzia, Maria Belova, riconoscendo la deportazione dei bambini come un crimine di guerra. Così come, allo stesso modo, la scorsa settimana, anche la Corte europea dei diritti dell’uomo, ha riscontrato azioni illegali “su vasta scala” e “prove schiaccianti” sul fatto che il regime di Mosca, abbia, sistematicamente e senza il consenso legale dei genitori, trasferito bambini ucraini in Russia.

Ritrovare questi minori sottratti alle loro famiglie e alla loro vita di sempre è – secondo l’organizzazione Save Ukraine – un’impresa quasi disperata, visto che vengono spostati da un campo all’altro (Georgia e Bielorussia comprese), proprio per rendere più complessa la loro individuazione. E comunque, anche il riportare alla normalità i pochi di essi che sono stati ritrovati non è cosa che – come si può facilmente immaginare – possa risultare agevole.

Troppo profonde restano, infatti, le ferite inferte dalla perdita della propria identità. Intanto, il mondo sembra restare sostanzialmente inerte di fronte ad una mostruosità che, inevitabilmente, finisce per ridare smalto alle più deliranti teorie sociopolitiche degli Anni Trenta. E meno male che, a sentire Putin, era l’Ucraina a dover essere “denazificata”…

L’istruzione come strumento di manipolazione e annullamento dell’identità

Un aspetto centrale e forse meno evidenziato nei reportage è il ruolo dell’istruzione sistematica imposta ai minori deportati: scuole, campi, centri dove l’insegnamento diventa vero e proprio strumento di controllo ideologico e cancellazione culturale. Secondo il Yale Humanitarian Research Lab, almeno 32 su 43 campi identificati in Russia e Bielorussia sono coinvolti in programmi di rieducazione politica, con insegnamenti patriottici, lezioni su storia russa e restrizioni della lingua ucraina.

Questi centri agiscono come “programmi d’integrazione”, con finalità evidenti di russificazione e allineamento ideologico: bambini imparano in classe lo «spirit of Russia» e ricevono un’educazione sulla storia e cultura russa, spesso accompagnata da attività militari nei casi degli adolescenti.

Violazioni legali e crimini internazionali: bambini ucraini deportati

La Convenzione sul genocidio del 1948 considera la deportazione forzata di minori con l’intento di distruggere un gruppo nazionale come atto di genocidio (Art. II.e); analogamente, lo Statuto di Roma (ICC) ritiene queste azioni crimini di guerra o contro l’umanità. Il ruolo di Maria Lvova‑Belova e Vladimir Putin è stato formalmente riconosciuto dal ICC, che ha emesso mandati di arresto per due crimini: deportazione illegale e trasferimento forzato di minori in violazione dello Statuto di Roma.

Secondo il doc. della PACE, il numero di bambini deportati varia da 19.546 (secondo governo ucraino) a oltre 35.000 stimati da Yale entro marzo 2025; solamente circa 1.293 bambini sono riusciti a tornare, mentre meno di 400 erano rientrati a fine 2023. Tali minori sono spostati frequentemente tra diversi campi o paesi (Russia, Bielorussia, Georgia) – complicando il tracciamento e il rientro effettivo in patria.

Scritto da: Redazione


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