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Mario Draghi ha fatto il punto, in Senato, sullo stato delle cose in Ucraina e sulla posizione assunta dal nostro Paese in merito al gravissimo conflitto in corso. Il Presidente del Consiglio ha spiegato che, giunti ormai all’ottantacinquesimo giorno di una guerra che – almeno nelle intenzioni di chi l’ha scatenata – avrebbe dovuto rivelarsi brevissima, la Federazione Russa si è ritirata da ampie zone inizialmente occupate, dovendo prendere realisticamente atto del fatto che la sua avanzata procede molto più lentamente del previsto. I Russi – ha detto Draghi – si sono ritirati da alcune aree per concentrare i propri sforzi militari nella regione sud orientale dell’Ucraina, causando, comunque, un costo in termini di vite umane che appare terribile sia per i propri soldati, che per la popolazione civile. Ed a questo proposito, l’inquilino di Palazzo Chigi ha offerto il sostegno del suo Governo per indagare sui crimini di guerra, ribadendo anche l’impegno a proseguire nella fornitura di aiuti militari destinati alla resistenza di Kiev.
Il dibattito in aula che è seguito all’intervento del premier è stato piuttosto animato ed ha contribuito non poco a far emergere le contraddizioni e le fragilità che albergano non solo all’interno della maggioranza di governo, ma anche nell’ambito della coalizione di centro destra, quando si devono affrontare temi di politica internazionale. Dai banchi dei 5 Stelle, la voce del senatore Crucioli non si stancava di gridare ”vergogna” all’indirizzo di Draghi, mentre il segretario della Lega, Matteo Salvini, spiegava a chiare lettere che se qualcuno in quella sede aveva appena finito di parlare di inviare altre armi, lui non ci stava per niente, sentendosi orgogliosamente ancorato “ai valori, ai diritti conquistati in Occidente e, quindi, sempre “con i popoli e mai con gli aggressori”. Ed è stato a questo punto che, prendendo la parola per conto di Fratelli d’Italia, il veterano Ignazio La Russa ha espresso in modo inequivocabile tutto il suo dissenso rispetto alle affermazioni di Salvini, facendogli osservare che se – come la Lega è solita sostenere – la difesa è sempre legittima quando è a casa nostra, non si capisce perché non debba esserlo anche quando è a casa degli Ucraini…E poi, con la veemenza che gli è propria, ha domandato a quello che dovrebbe essere un suo futuro alleato di governo se avesse capito oppure no che “le armi sono necessarie per cacciare l’invasore”. Parole, probabilmente, indirizzate anche a Silvio Berlusconi che, proprio due giorni prima, parlando a Treviglio aveva manifestato una certa perplessità proprio in merito all’opportunità di continuare ad armare l’esercito di Zalensky.
La maggioranza politica che ha garantito, fino a questo momento, la sopravvivenza dell’esecutivo Draghi sta, quindi, cominciando ad evidenziare crepe preoccupanti, al punto che nel PD si comincia a temere che i 5 Stelle possano sganciarsi dal governo, magari offrendo un ben poco vincolante “appoggio esterno”…ed a quel punto la tentazione di seguirli potrebbe divenire allettante anche per la Lega. Insomma, vista l’aria che tira, la prospettiva di votare anticipatamente ad ottobre non è poi più così remota.
Credits: Agenzia Fotogramma
Scritto da: Giornale Radio
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