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Elon Musk e il suo chip nella testa | 03/12/2022 | Il Corsivo

today3 Dicembre 2022 10

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A cura di Ferruccio Bovio

Elon Musk sta perdendo la pazienza con i ricercatori che lavorano per la sua Neuralink: vuole, infatti, che inizino, entro sei mesi, a provare i primi test clinici sull’uomo con quel chip cerebrale wireless che, per lo stravagante fondatore di Tesla, sembra rappresentare ormai un’autentica ossessione. Sono, infatti, circa vent’anni che Musk accarezza il sogno di diventare il primo al mondo ad installare microchip artificiali nel cervello umano. La finalità, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali di Neuralink, è decisamente encomiabile, poiché i suoi laboratori sarebbero costantemente impegnati a realizzare dei chip cerebrali in grado di consentire ai pazienti disabili di muoversi e di comunicare di nuovo, oppure di far riprendere la vista ai non vedenti. Per adesso, comunque, gli avveniristici esperimenti condotti dalla Società americana sono consistiti, essenzialmente, in torture vergognose su animali, i cui cervelli sono rimasti aperti per giorni e giorni, in attesa che la Food and Drug Administration conceda a Musk il nulla osta per iniziare davvero i suoi test clinici sulle persone.

Certo, stiamo parlando di un imprenditore che, in passato, ha dimostrato di poter avere delle intuizioni straordinarie, anche se non sempre è poi stato capace di dare concretezza a tutti i suoi programmi. Ad esempio, nella vicenda Twitter, sta dando a molti commentatori l’impressione di essersi mosso in maniera più istintiva ed umorale, che calcolata e razionale. Quanto ai chips di Neuralink, se potessimo rivolgere qualche domanda proprio ad Elon Musk, gli chiederemmo se, considerati i costi proibitivi che graverebbero su impianti del genere, a che fascia economica di pazienti potrebbero essere destinati: solo a qualche suo collega iscritto al club dei super miliardari? Oppure spetterebbe agli Stati il compito di rendere disponibile questa tecnologia per ogni cittadino? E se un giorno, per un motivo qualsiasi, Neuralink dovesse fallire, chi garantirebbe un livello adeguato di assistenza ai soggetti che si fossero già sottoposti all’impianto?

Insomma, quando si passa dalla teoria alla pratica, spesso si scopre la fastidiosa presenza di tanti piccoli problemi che, messi uno sull’altro, possono trasformarsi in un colossale impedimento. E poi, detto tra noi, l’idea di farci introdurre nella testa un chip da un individuo che ha una visione così confusa e discutibile della democrazia e dei diritti umani, non ci convince affatto.

Scritto da: Giornale Radio

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