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Esattamente un anno dopo | 24/02/2023 | Il Corsivo

today24 Febbraio 2023 3

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A cura di Ferruccio Bovio

Esattamente un anno fa, l’esercito russo ha varcato i confini ucraini non per “difendere – come dichiarato ufficialmente – il Donbass”, ma per conquistare e assoggettare Kiev. D’altra parte, è sempre stato lo stesso Putin a negare non soltanto la sovranità di Stato, ma persino la legittimità storica dell’Ucraina. Sono, infatti, sue le parole con le quali, in un discorso tenuto il 21 febbraio 2022, la repubblica guidata da Zelensky è stata definita “una invenzione di Lenin e dei bolscevichi”. Di conseguenza, nella logica del Cremlino, si tratta di un territorio che deve ritornare alla Russia, intesa soprattutto come Grande Madre Russia: quella cioè alla quale guardano con infinita nostalgia lo stesso Putin, il Patriarcato di Mosca ed una certa “intellighenzia” rappresentata, in primis, da Alexander Dugin. Poco da stupirsi, quindi, se, tre giorni dopo, alle parole sono seguiti i fatti che, per l’occasione, si sono concretizzati in oltre 50 chilometri di carri armati russi in marcia verso Kiev. Mosca prevedeva una rapida caduta della nazione ucraina, accompagnata da una fuga precipitosa del governo in carica e dalla sua sostituzione con un altro esecutivo a lei più vicino (forse quello delle “persone per bene”, di cui ci parlò Berlusconi qualche mese fa?). Ma il presidente russo non era certamente l’unico ad ipotizzare uno scenario del genere, altrimenti la Casa Bianca non si sarebbe subito affrettata ad offrire a Zelensky un asilo politico ben protetto, incoraggiandolo di fatto a fuggire. Invece, i dodici mesi trascorsi da quelle sconvolgenti giornate, si sono poi incaricati di smentire tutte le pessimistiche profezie che, inizialmente, circolavano nelle cancellerie occidentali. Nessuno aveva, infatti, messo in conto la scelta degli Ucraini di opporsi, a costo di qualsiasi sacrificio, alla violazione della propria integrità territoriale da parte dell’imperialismo russo. Si, perché l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, altro non è se non la brutale espressione di una politica imperiale. E’ indubbio che in Italia sia ancora ben radicato e diffuso un convincimento che porta a negare la realtà di un autentico imperialismo russo, giustificandolo, se mai, con la necessità (prima sovietica ed oggi putiniana) di tutelarsi dalle mire dell’espansionismo della NATO e degli Americani. E la ragione risiede nel fatto che, per diversi decenni, per la Sinistra italiana, l’imperialismo è stato uno solo: e cioè quello di Washington. Non che, dopo il crollo del Muro, i Paesi occidentali non abbiano cercato di espandere gradualmente la propria area di influenza anche verso l’Est europeo, ma in questa vicenda ucraina è più che chiaro che è la Russia che invade e bombarda da un anno un Paese “fratello”, senza risparmiare obbiettivi civili, siano essi ospedali, scuole o centrali energetiche. E che sono gli Ucraini a difendere le loro case e le loro città senza minacciare altre popolazioni limitrofe. Dieci milioni di sfollati e molte migliaia di morti non si possono attribuire agli aiuti militari forniti dai Paesi occidentali, ma sono, invece, la terribile conseguenza dell’occupazione e dei bombardamenti russi. Sostenere il contrario, addossando cioè – come fa certo pacifismo di casa nostra – la responsabilità dei lutti alla resistenza guidata da Zelensky, significa, pertanto, cadere (magari anche in buona fede) in discutibile cerchiobottismo, utile solamente alla propaganda di guerra putiniana.

Scritto da: Giornale Radio

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