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Fermare la pioggia nucleare alla dogana? | 16/09/2021 | Il Corsivo

today16 Settembre 2021

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A cura di Ferruccio Bovio

Il rischio di un aumento vertiginoso dei costi delle bollette energetiche, di cui ha recentemente parlato il ministro Roberto Cingolani, ha restituito una certa rilevanza politica ad un tema che, in Italia, considerati gli esiti inequivocabili di ben due referendum, non dovrebbe più essere oggetto di alcuna discussione. E stiamo, ovviamente, parlando della questione nucleare. Nonostante, infatti, soltanto dieci anni fa, siano state abrogate, per via referendaria, alcune norme che erano state concepite per facilitare l’insediamento di centrali nucleari nel nostro Paese, il dibattito su di esse, in questi giorni, si è, comunque, riacceso, coinvolgendo anche i vertici della politica nazionale.

Le centrali nucleari in funzione in Europa sono 185, delle quali 58 nella sola Francia. Seguono al secondo posto la Russia (con 36), l’Ucraina ed il Regno Unito (entrambi con 15). Complessivamente, gli impianti in attività producono 119 miliardi di Watt, di cui la metà arriva dalla vicina Francia, la quale, per ottenere oltre tre quarti della propria energia elettrica, ricorre appunto alla fissione dell’atomo. La Germania, che si avvale in scarsa misura del nucleare, ha, invece, in programma di smantellare ogni suo impianto entro il 2022.

L’Italia è il più grande importatore di energia elettrica al mondo ed è l’unico Paese appartenente al G8 a non disporre di impianti nucleari. Ecco perché l’attuale situazione, segnata da fonti energetiche che iniziano a scarseggiare e da conseguenti crescite vertiginose dei prezzi di mercato, ha finito per ripresentare sotto una luce diversa – e non solo da noi – le tematiche legate al nucleare. Di quello attuale e non solo di quello futuro. Nessuno può, infatti, far finta di ignorare che si tratta dell’unica fonte in grado di fornire energia “no carbon” in abbondanza e a prezzi di fornitura programmabili, senza, per altro, subire né i vincoli di volatilità tipici dei combustibili fossili, nè quelli costituiti dalla disponibilità a fasi alterne che caratterizzano, invece, le rinnovabili. Sull’argomento, nel nostro Paese, sembra affiorare una certa confusione. Per aver semplicemente ricordato che, al giorno d’oggi, la tecnologia nucleare ha fatto dei passi avanti da gigante in quanto a sicurezza ed economicità, il ministro Cingolani è stato addirittura minacciato di morte…Dopo di che ha inserito, prudentemente, la marcia indietro ed ha immediatamente rassicurato i suoi colleghi di governo 5 Stelle (guidati per l’occasione da Giuseppe Conte), sul fatto che l’Italia non abbraccerà mai l’energia atomica, poiché su questa prospettiva si sono già espressi negativamente due referendum. Per contro, proprio mentre scriviamo queste nostre poche righe, arriva una chiara apertura all’atomo da parte di Matteo Salvini, il quale dichiara il proprio orientamento favorevole all’apertura di centrali nucleari persino nelle vicinanze delle grandi città.

È difficile e forse anche ingenuo pensare di poter dire no al nucleare come se il nostro fosse un Paese completamente isolato dal resto del mondo. A questo proposito ci vengono in mente le parole di Andreotti che, riferendosi ad un eventuale incidente presso la centrale francese di Mentone (e, quindi, praticamente in Liguria..), si chiedeva con quali mezzi i nostri doganieri di Ventimiglia avrebbero potuto fermare e respingere delle radiazioni nucleari, scaturite a così pochi chilometri da casa nostra…

Ascolta “Il Corsivo”: Ferruccio Bovio in Redazione e Roberto Frangipane in Studio, ogni giorno su www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra app

Written by: Giornale Radio

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