Il Corsivo

Il dilettante allo sbaraglio

today8 Settembre 2025

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A cura di Ferruccio Bovio

In sette mesi vissuti alla Casa Bianca, Donald Trump è riuscito nella tutt’altro che fruttuosa impresa di compromettere, con una politica doganale tanto roboante quanto ondivaga, i rapporti con gli alleati più tradizionali degli Stati Uniti. Al tempo stesso ha svilito completamente la dignità e la credibilità del suo Paese al cospetto di certe beffarde argomentazioni di Putin ed ha servito alla Cina, su un piatto d’argento, opportunità straordinarie per agevolare il suo piano di espansione geo politica. Ed a questo proposito, ci pare che il suo colpo da maestro il Tycoon lo abbia realizzato proprio firmando l’ordine che ha aumentato al 50% i dazi imposti all’India e le cui conseguenze diplomatiche abbiamo tutti appena finito di ammirare al vertice di Tianjing, dove i due giganti asiatici che, ancora nel giugno del 2020, non esitavano a discutere dei propri confini a suon di cannonate, hanno improvvisamente scoperto – tanto per citare le parole di Xi Jinping – di poter puntare a rapporti “stabili e di vasta portata”.

Intanto, un’Europa, che, comunque, dipende tuttora strategicamente da Washington, assiste incredula e impotente alle “sparate” di un individuo che le idee chiare sembra averle soltanto quando si tratta di arricchimento personale. Nel momento in cui, nel 2022, la Russia invadeva l’Ucraina, la nascita di un vero e proprio fronte anti occidentale che comprendesse Pechino, Mosca e New Dehly appariva, infatti, ancora assai improbabile: oggi invece, lo scenario sembra profondamente cambiato proprio a causa di alcune imperdonabili ingenuità di Trump, che hanno portato all’avvicinamento dell’India alla Cina e provocato incomprensibili contrasti tra gli USA da una parte ed Europa, Canada, Giappone e Corea del Sud dall’altra. Il tutto, ovviamente, senza riuscire ad allentare nemmeno di un millimetro la vicinanza che unisce Putin al suo omologo cinese.

Qualcuno tra noi conta ancora sul fatto che, prima o poi, un dopo Trump dovrà pure arrivare e che, quindi, torneremo dantescamente a “riveder le stelle”… Ma forse si sbaglia, perchè i guasti causati dall’attuale presidente – sia alla vita democratica interna del suo stesso Paese, che agli equilibri internazionali – in futuro potrebbero anche risultare irrimediabili. Francamente, in questo primo semestre di millantata “golde age” trumpiana, a stupirci maggiormente, è stato l’atteggiamento, sostanzialmente rassegnato, che una parte importante della società democratica americana ha assunto dinanzi agli sbandamenti quotidiani di un apprendista stregone che, inseguendo il sogno del Nobel per la Pace, diventa, ogni minuto che passa, sempre più un pericolo per se stesso e per gli altri. L’impressione è quella che, per il Nobel, The Donald dovrà, comunque, attendere ancora a lungo… anche se magari, come premio di consolazione, un bel Leone d’Oro per la comicità alla Mostra del Cinema del 2026, in fondo in fondo, non sarebbe neppure del tutto da disprezzare…Si preparino, dunque, le gondole blindate per la prossima edizione.

Scritto da: Redazione


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