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A cura di Daniele Biacchessi
Appena partita, la Cop27, la conferenza sul clima in corso a Sharm el Sheikh in Egitto, è già un fallimento annunciato. Le distanze tra i Paesi più ricchi e più poveri del mondo rimangono incolmabili e l’accordo, a meno di sorprese, sembra non possa trovare fondamenta solide per essere siglato. “I poveri chiedono giustizia, i ricchi promettono ma solo a parole. E in mezzo c’è il Pianeta, l’umanità, quella che senza un patto per il clima rischia il sucidio collettivo”, ha detto il segretario generale dell’Onu António Guterres. E ha ragione da vendere.
Cop27, come del resto la precedente Cop26 di Glasgow, rimane appesa ai veti incrociati e alla mancanza di volontà politica. C’è chi come il presidente del Pakistan, devastato dalle alluvioni, chiede aiuti finanziari per perdite e danni. C’è il presidente colombiano che parla di “rischio di estinzione dell’umanità” e quello del Kenya che ammette di vivere in un incubo. Poi ci sono i capi europei che tendono la mano al Sud del Pianeta, ma solo con le dichiarazioni di facciata, senza la traduzione delle parole in fatti. “L’Italia farà la sua parte”, dice il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma qui, di transizioni ecologiche non vi sono tracce. Anzi la contraddizione è fin troppo evidente. Meloni non può dirsi impegnata nella lotta alla crisi climatica se poi in uno dei suoi primi provvedimenti aumenta le trivellazioni per estrarre più gas fossile. I leader promettono la decarbonizzazione e la finanza climatica, gli Stati più colpiti da alluvioni e eventi meteo estremi, da fame e siccità, chiedono di non pagare loro il conto, ma di essere risarciti e sostenuti, anche tecnologicamente. E in mezzo non c’è nulla, non si intravede una possibile mediazione. Il patto storico tra ricchi e poveri, tanto auspicato dall’Onu, rimane un sogno difficile da realizzare.
Scritto da: Giornale Radio
today8 Novembre 2024 13400 8
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