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today7 Luglio 2023 7
A cura di Ferruccio Bovio
Il nostro sistema politico, capace di dividersi sui balneari, sul salario minimo o sulle responsabilità della Santanchè, si ricompatta, invece, almeno nelle sue componenti fondamentali, sui grandi temi della politica estera e della sicurezza. Con la guerra portata da Putin nel cuore del Vecchio Continente, tutte le grandi scelte che riguardano il presente e l’immediato futuro dell’Unione Europea registrano, infatti, una sostanziale (anche se mai apertamente riconosciuta) convergenza tra le posizioni di Meloni, Pd, Forza Italia e Terzo Polo. Quello che resta fuori – e cioè 5 Stelle, destra e sinistra radicali e parzialmente anche la Lega – rappresenta un’opposizione del tutto marginale e, comunque, priva dei numeri necessari per rimettere, eventualmente, in discussione le strategie di fondo del Paese. Certo, a parole, tutti auspicano la definizione di una pace da concordare nel più breve tempo possibile, ma poi nessuno al Governo o ai vertici del Partito Democratico si sogna di avanzare qualche obiezione alla linea di condotta che prevede le forniture militari all’Ucraina, le sanzioni alla Russia o il coordinamento delle decisioni tra Nato e Bruxelles, poiché questa è l’impalcatura sulla quale, al momento, si reggono sia l’Italia, che l’Europa. Ed anche pensando a quanto potranno riservarci le prossime elezioni europee, appare ben difficile che ci sarà dato di assistere a cambiamenti particolarmente significativi.
In uno scenario di questo tipo, è sembrata muoversi, con sorprendente abilità, Giorgia Meloni la quale, smentendo i pregiudizi che inizialmente la davano per sicura candidata ad una impotente emarginazione a livello comunitario, ha saputo, invece, ritagliarsi un ruolo tutt’altro che secondario, come dimostra, ad esempio, il mandato che le è stato conferito dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, affinché trattasse con Polonia e Ungheria sulla “questione migranti”. In questa circostanza, si è avuta conferma del fatto le attuali leadership europee intendono investire proprio sulla Meloni per favorire la crescita di una destra più “ragionevole” e, quindi, meno drastica nel portare la sua contestazione al cuore dell’Unione Europea e dei suoi valori. In altre parole, puntare su Meloni per sbarrare la strada alla Le Pen.
Ed a questo proposito, riteniamo sia opportuno (e non solo, ovviamente, per le forze politiche che sostengono la maggioranza di governo, ma anche per quelle di opposizione) non sottovalutare l’opportunità che l’attuale momento storico sta offrendo – attraverso la sua premier – all’Italia nel suo complesso, per affermarsi come un tramite equilibrato e credibile tra le relazioni che intercorrono tra l’Est e l’Ovest del Continente. Potrebbe, infatti, configurarsi come una missione geopolitica di essenziale importanza per il futuro dell’Europa intera. Che ne dice Matteo Salvini? Non vale forse la pena di riflettere su queste novità con un po’ di attenzione prima di saltare incautamente sul carro dei perdenti?
Scritto da: Giornale Radio
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