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today22 Settembre 2022
A cura di Daniele Biacchessi
In Italia, secondo Istat, ci sono 5,6 milioni di persone, 2,2 milioni di nuclei familiari, che vivono in povertà assoluta. Altrettanti vivacchiano nella cosiddetta povertà relativa. Si sono impoveriti durante i lockdown da Covid, negli anni delle ristrutturazioni, della perdita di posti di lavoro, di una crescita che ha favorito gli strati meno abbienti.
Il ceto medio è diventato proletariato, il proletariato urbano si è trasformato in sottoproletariato, e il vecchio sottoproletariato urbano non ce la più.
Secondo Inps, i dati relativi ai primi sette mesi del 2022 riferiscono di 1.605.819 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, con 3.515.428 persone coinvolte e un importo medio erogato a livello nazionale di 552,33 euro.
Tra gennaio e luglio 2022 è stato revocato il beneficio a 37.885 nuclei e sono decaduti dal diritto 207.033 nuclei.
A luglio 2022 i nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza sono 1.053.443, mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono 117.183.
Ora, il dibattito politico di questi giorni di campagna elettorale è incentrato sul mantenimento o sull’abolizione del Reddito di cittadinanza.
Nessun partito che vuole depennare questa misura (Fdl, Lega, Forza Italia, Azione/Italia Viva, +Europa), ha comparato in modo pubblico questi dati forniti da Istat e Inps, i cui numeri sovrapposti formano uno spaccato del Paese dove le disuguaglianze non sono diminuite, bensì aumentate a dismisura.
Istat aggiunge che proprio con il Reddito di cittadinanza almeno un milione di persone sono state sottratte alla povertà assoluta.
Il Reddito di cittadinanza non è riuscito a sistemare il nocciolo della questione: l’abbassamento della soglia critica sotto la quale una persona scivola nell’oblio sociale. Il provvedimento non va cancellato, ma riformato specie nella parte dei controlli.
È un problema enorme, servono riforme che prendano in esame tutta quella parte di cittadinanza che è in condizioni di povertà non assoluta, ma che vive comunque in condizioni difficili. E sono tanti, troppi e in crescita: ce lo dice l’Istat, la Caritas e qualsiasi studio di settore. Basta leggere e capire.
Scritto da: Giornale Radio
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