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today24 Settembre 2022
A cura di Daniele Biacchessi
Fino a domani si vota nelle repubbliche separatiste ucraine occupate dalle truppe russe di Donetsk e Lugansk e nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia. Si tratta di un referendum dall’esito scontato e considerati una farsa dalla comunità internazionale. Tra i 130 osservatori ci sarebbero anche degli italiani. Kiev però annuncia nuove riconquiste come Yatskivka, nell’Oblast di Donetsk.
Il referendum, l’annuncio di Putin del richiamo alle armi di migliaia di riservisti, il cui numero effettivo resta riservato, la conferma del Cremlino di voler utilizzare le armi nucleari in Ucraina in caso di attacco, sono fattori che oggettivamente allontanano sempre più spiragli di pace e rendono il conflitto militare l’unica opzione rimasta in campo. Anche i timidi segnali messi in campo dalla diplomazia si spengono definitivamente, tanto che il premier turco Erdogan si spende solo per uno scambio di prigionieri tra Mosca e Kiev e la presidenza ceca dell’Unione europea ha convocato per lunedì una riunione nell’ambito del meccanismo integrato di risposta alle crisi politiche (Ipcr), alla quale parteciperanno i rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Ue. Mosca mostra i muscoli in piazza contro le opposizioni, condannando nuovamente il dissidente Alexey Navalny a 12 giorni di detenzione punitiva, dichiara di non essere interessata d uno scontro diretto contro gli Stati Uniti e Nato, ma non arretra la sua pressione militare di un solo passo.
È una guerra di nervi che rischia di allargare il conflitto, spostandolo sempre più verso una sfera difficilmente controllabile. Servirebbe un soggetto terzo come l’Onu, ma nulla può e vuole fare per fermare le ostilità. Anche la voce di Papa Francesco si affievolisce davanti ad una inevitabile accelerazione dello stato di tensione.
Credits: Agenzia Fotogramma
Written by: Giornale Radio
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