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In che mani siamo? | 13/03/2023 | Il Corsivo

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A cura di Ferruccio Bovio

Tra le tutte le notizie che ci sono arrivate in questo fine settimana, a lasciarci più perplessi è stata, certamente, quella riguardante l’allegro quadro canoro/danzante che ha corredato i festeggiamenti per il primo mezzo secolo del vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, al quale – di già che ci siamo – inviamo anche i nostri tardivi auguri.

Sinceramente, abbiamo pochi dubbi sul fatto che ostentare, senza alcun ritegno, tanta beata spensieratezza proprio nelle giornate in cui si contano ancora le vittime di un drammatico naufragio, costituisca, da parte dei vertici della coalizione di Governo (Meloni compresa), un assist all’opposizione politica e mediatica che neanche il Gianni Rivera dei tempi migliori sarebbe riuscito a confezionare…

Il fatto che l’inquilina di Palazzo Chigi – come ha rivelato nella sua conferenza stampa romana il premier israeliano Netanyhau – avesse fretta di prendere l’aereo per raggiungere nel Comasco i suoi due principali (e spesso riottosi) sodali di governo (solo perché c’era una bella serata in programma), ha finito per aprire – come era facilmente prevedibile – una lunghissima autostrada: e non solo alle critiche di chi fa l’indignato di professione, ma anche a quelle di chi solitamente cerca di non farsi prendere la mano da sentenze e giudizi troppo affrettati. E non stiamo parlando soltanto delle inevitabili (e, comunque, ci pare ampiamente giustificate) accuse di cinismo che sono piovute sulla gioiosa compagnia canterina, ma anche e soprattutto della sorpresa che ha destato, in molti di noi, l’irresponsabile leggerezza con la quale simili personaggi pubblici – non certo ignari di vivere sotto il controllo di una attentissima lente di ingrandimento – non abbiano minimamente compreso la sciocchezza che stavano commettendo, facendosi filmare mentre festeggiavano sulle note di una canzone di Fabrizio De Andrè. Canzone che tra l’altro – clamoroso autogoal che segue l’assist di cui dicevamo prima – racconta proprio di una donna sciaguratamente morta annegata.

Non pretendiamo di essere governati da una classe politica che sia composta esclusivamente da persone sensibili e di buon cuore: il cinismo che imperversava negli anni della Prima Repubblica non ha, infatti, certo impedito ai partiti ed ai governi che c’erano allora di ricostruire, con grandi capacità e tensioni ideali, un Paese che la Guerra aveva lasciato nella miseria più nera…Vorremmo però che, oggi, a pilotare la nave Italia ci fosse almeno gente fornita di un normale buon senso…Almeno quello…Invece, l’arroganza e la totale mancanza di rispetto non solo per chi ha perso la vita in mare, ma anche per il comune sentire di tanti Italiani (tra i quali ci sono senz’altro anche molti elettori di Destra), ci inducono a porci un’unica e desolata domanda: in che mani siamo?

Scritto da: Giornale Radio

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