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today9 Maggio 2022
A cura di Daniele Biacchessi
Non l’ha presa bene Boris Johnson la vittoria del Sinn Féin in Irlanda del Nord.
È successo quello che era previsto, ma non in questo modo netto, marcato. Sinn Féin ottiene per la prima volta la maggioranza relativa e potrà esprimere il primo ministro. Alliance, una formazione liberale, fa un balzo di più di 5 punti percentuali e quasi raddoppia i propri seggi. I grandi sconfitti sono i partiti unionisti che si rubano i voti a vicenda: cresce il Tuv, portavoce dell’unionismo più oltranzista a scapito del Dup, il vero sconfitto di queste elezioni dopo quindici anni di dominio incontrastato. Il segreto sta nella forza di due donne: Michelle O’Neill, responsabile di Sinn Féin per l’Irlanda del Nord, e Naomi Long, segretaria di Alliance. Loro hanno fatto la vera differenza. Il successo di Naomi Long, già sindaca di Belfast nel 2009, parlamentare in Irlanda ed Europa, poi ministra della giustizia dal 2020, è un fenomeno riconducibile alla sua capacità di vedere ben oltre le mere divisioni.
Michelle O’Neill ha spostato l’asse della discussione dai temi tradizionali e tradizionalmente divisivi, come la questione costituzionale, a prospettive più vicine ai bisogni primari della popolazione: la disoccupazione, le case popolari, i diritti delle donne, e il riconoscimento dell’identità linguistica irlandese.
La Brexit di Boris Johnson ora scricchiola, perché la vittoria storica dei nazionalisti repubblicani apre nuovi scenari geopolitici, come quello di una possibile riunificazione con Dublino. Ora però si temono un pericoloso pantano politico, nuove tensioni: il protocollo d’intesa tra Ue e Uk, secondo cui l’isola tutta è rimasta all’interno del mercato europeo, prevedendo, dopo la Brexit, un confine doganale tra Irlanda e Inghilterra. Su questo nuovo grave scontro tra Regno Unito ed Unione Europea, Johnson si giocherà il futuro della sua leadership.
Credits: Agenzia Fotogramma
Scritto da: Giornale Radio
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