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La dolce vita di “London-grad” | 11/03/2022 | Il Corsivo

today11 Marzo 2022

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A cura di Ferruccio Bovio

Il Governo britannico, tra le misure punitive prese a carico di alcuni oligarchi russi sospettati di intrattenere stretti legami d’affari con la nomenklatura di Vladimir Putin, ne ha prevista anche una che va ad impattare clamorosamente sul mondo del calcio: non solo quello inglese, ma anche europeo. A Roman Abramovich, notissimo presidente della squadra londinese del Chelsea (campione d’ Europa in carica) sono stati, infatti, congelati tutti i beni che possedeva nel Regno Unito, compreso il costosissimo giocattolo che, in poche stagioni, il magnate del petrolio aveva portato dall’anonimato del centro classifica ai vertici del calcio internazionale. La conseguenza più immediata è quella che adesso il Chelsea verrà a trovarsi in una situazione di assoluta incertezza riguardo al suo assetto societario. Il solo denaro che la Società londinese potrà spendere riguarderà esclusivamente la sua attività ordinaria, ma non potrà più fare nessun altro tipo di investimento, mettendo, quindi, seriamente in discussione il suo stesso futuro: in realtà, con i fondi che sono stati bloccati, non si sa nemmeno se il Club disporrà della liquidità necessaria per arrivare fino alla fine del campionato… I biglietti dello stadio venduti non saranno confiscati, ma d’ora in poi non sarà possibile venderne altri. Anche tutti gli introiti legati all’imponente giro di merchandising dovrebbero essere fermati, mentre, resta anche oscuro il destino dei dipendenti e di tutti i locali, bar e alberghi che gravitano intorno al complesso dello stadio Stamford Bridge. E poi, chi riuscirà a trattenere ancora a Londra giocatori e tecnici abituati a percepire stipendi miliardari?

Non a caso, fiutando evidentemente il tipo di vento che incominciava a soffiare nei suoi confronti, Roman Abramovich, sentiti i primi spari dei cannoni di Putin, si era affrettato a mettere in vendita tutto il suo immenso patrimonio inglese, compresa la squadra di calcio che, in 19 anni di presidenza, gli aveva portato in dote ben 21 trofei: tutti di primissimo livello. Si sarebbe accontentato di tre miliardi e mezzo di euro, rinunciando ad altri due miliardi di credito che il ricchissimo azionista vanta tuttora nei confronti del suo gioiello sportivo.

Ma al di là della vicenda personale di quello che, grazie ai suoi investimenti in ambito calcistico, è divenuto, senza dubbio, il magnate russo più famoso nel mondo, ad essere, comunque, avviato verso la sua conclusione si direbbe sia, in generale, anche tutto un gaudente capitolo trentennale della più recente storia della capitale britannica, ironicamente ribattezzata, da alcuni commentatori economici, “London-grad”, proprio in considerazione di tutti i miliardi di sterline di provenienza russa che aveva sempre benevolmente accolto nei suoi forzieri. Adesso però, Boris Johnson ha stabilito che – per usare parole sue – “ non ci possono essere più posti tranquilli per chi supporta i crimini di Putin”…

Credits: Agenzia Fotogramma.

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