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today9 Febbraio 2022
A cura di Daniele Biacchessi
La crisi tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina si muove lungo tre diagonali: l’escalation militare, la mediazione di Emmanuel Macron, il ruolo geopolitico e il futuro della Nato. Sul piano diplomatico, il Presidente francese è certamente il più attivo. Macron ha incontrato a Mosca Vladimir Putin, a Kiev il presidente Volodymyr Zelensky. Da Putin, Macron ha ottenuto la rassicurazione che non ci sarà un’escalation nella crisi russo-occidentale legata all’Ucraina. Per Macron si è dunque trattato di bloccare il gioco per impedire una accelerazione e aprire nuove prospettive politiche e diplomatiche. Ma c’è ancora molto lavoro da mettere in campo. Per i russi, la questione delle garanzie di sicurezza richieste all’Occidente non hanno ancora avuto una risposta soddisfacente e quindi il problema “rimane aperto e cruciale”.
Sullo scacchiere internazionale, il Regno Unito “non intende arretrare” di fronte a quella che considera una minaccia attribuita a Mosca nei confronti dell’Ucraina e darà il suo contributo a “sanzioni” anti-russe, dice Boris Johnson. In Italia le preoccupazioni vengono espresse dal ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, secondo cui nell’ambito della crisi Russia-Ucraina ci sono «elevati fattori di rischio e la possibilità di una potenziale escalation». Più possibilista il ministro degli Esteri Luigi di Maio che ha annunciato di voler evitare il rischio preoccupante di una azione militare. Una guerra si aggiungerebbe alle conseguenze già pesanti – in termini umanitari, geopolitici ed economici – di un conflitto aperto ormai da quasi un decennio ai confini dell’Europa, a soli duemila chilometri da Trieste. Un conflitto che dal 2014 a oggi ha già causato 15mila vittime tra militari, combattenti e civili; un milione e mezzo di rifugiati interni all’Ucraina, e 500mila in Russia.
Credits: Agenzia Fotogramma.
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