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A cura di Ferruccio Bovio
La cattura dell’orsa Jj4 (che ha causato la morte di Andrea Papi) ha scatenato un acceso dibattito tra quanti si schierano a favore della soppressione dell’animale e quanti, invece, (noi compresi) propongono soluzioni alternative, come quella di mantenerlo in vita, magari confinandolo nel centro di custodia di Casteller.
Premesso che è, ovviamente, indispensabile garantire la sicurezza di chiunque intenda fare una passeggiata distensiva nel bosco, non ci pare affatto ragionevole eseguire una condanna a morte – che, francamente, ci sa tanto di rappresaglia – nei confronti di un animale che, come è normale che fosse in una determinata circostanza da lui vissuta come un rischio, si è semplicemente comportato da animale. La stessa presenza dei cuccioli accanto alla madre al momento della cattura, obbliga a ricordare quali siano le reazioni di tutte le femmine viventi (comprese quelle umane) quando vedono minacciate le proprie cucciolate. E, probabilmente, l’avvicinarsi del povero Andrea è stata interpretata dall’orsa come un pericolo da contrastare ad ogni costo.
Attualmente, nel Trentino, si stima vivano una cinquantina di orsi: in base a quale criterio l’uomo pretende di individuarne gli esemplari più “cattivi” e, quindi, meritevoli di condanna? Davvero, c’è qualcuno che crede che le altre femmine presenti su quel territorio, al posto di Jj4, si sarebbero comportate diversamente, perché caratterialmente più miti? Pertanto, logica vorrebbe che o si decide di far sparire completamente gli orsi, i lupi o i cinghiali dai boschi italiani oppure l’orsa “assassina” deve – magari meglio monitorata – poter continuare a vivere.
La pretesa di imporre regole umane a chi, per natura, non è in grado di recepirle, riflette essenzialmente il pregiudizio in base al quale l’uomo sia l’indiscusso signore del Pianeta e, di conseguenza, ogni sua scelta sia sempre e comunque legittima: compresa quella di arrogarsi il diritto di decidere quali individui, tra le altre specie animali, possano sopravvivere ed essere allevati e quali, invece, siano da eliminare perché considerati inutili o nocivi.
Pertanto, chi, in linea di principio, auspica benevolmente il ritorno degli orsi in quelle Valli che appartenevano a loro ben prima che arrivassimo noi, deve però poi, in concreto, sforzarsi anche di capire che non stiamo parlando di cani per non vedenti che sanno persino fermarsi dinanzi al rosso di un semaforo, ma di soggetti nomadi e selvatici ai quali non può essere imposto il rispetto di alcun segnale di stop o di divieto di caccia…
Scritto da: Giornale Radio
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