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A cura di Daniele Biacchessi
Il contrasto al Mes era stato un cruccio del governo a guida Giorgia Meloni, soprattutto della Lega, ma alla fine è arrivata la svolta. Secondo il ministro dell’Economia, il leghista Giorgetti, la riforma del Mes non spinge verso la ristrutturazione del debito e non aumenta nemmeno il rischio percepito dai mercati sui nostri titoli di Stato. Anzi, secondo Giorgetti, «sulla base dei riscontri ricevuti da analisti e operatori di mercato, è possibile che la riforma del Mes, nella misura in cui venga percepita come un segnale di rafforzamento della coesione europea, porti ad una migliore valutazione del merito di credito degli Stati aderenti». Un cambio di passo rispetto agli anni in cui il Mes rappresentava il babau per l’attuale maggioranza. Infatti il ministero dell’Economia ha trasmesso alla Camera la valutazione chiesta dal presidente della Commissione Esteri, l’ex ministro Giulio Tremonti, sulla ratifica del Trattato in discussione con i disegni di legge presentati da Luigi Marattin (Italia Viva) e Piero De Luca (Pd), dunque l’opposizione. Il documento preparato dai tecnici del ministero guidato da Giancarlo Giorgetti mette in fila una serie di elementi piuttosto ovvi. Ricorda che Moody’s, Fitch e S&P Global Ratings «conferiscono al Mes la tripla A o valutazione equivalente». Sottolinea che «dalla ratifica del suddetto accordo non discendono nuovi o maggiori oneri» per la finanza pubblica e che «non si rinvengono nell’Accordo modifiche tali da far presumere un peggioramento del rischio». Del resto, «non si ha notizia che un peggioramento del rischio del Mes sia stato evidenziato da altri soggetti», perché il dibattito sul tema non ha mai varcato i confini italiani. Staremo a vedere se le parole scritte nei documenti si tradurranno in una linea politica della maggioranza sulla riforma del Mes.
Scritto da: Giornale Radio
today6 Novembre 2024 13317 8
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